La soluzione è in sperimentazione al Mit di Boston
«Non ho pensato alla mie esigenze, io sono un privilegiato. Ho pensato ai tanti non vedenti come me che vivono in città, hanno problemi ad andare al lavoro, a fare la spesa e recarsi dagli amici, che hanno bisogno sempre di qualcuno che li accompagni. Così, quando tre anni fa, dopo un concerto, ho avuto la fortuna di incontrare, qui a Boston, Munther Dahleh, professore del Massachussets Institute of Technology (Mit), gli ho chiesto se potevano realizzare uno strumento che rendesse i non vedenti in grado di assolvere le incombenze della vita, senza dipendere più dagli altri. E concedersi il desiderio di essere, come tutti, da soli ogni tanto. Da allora ho un motivo in più per cercare di cantare al meglio, per raccogliere i fondi per sostenere il lavoro degli scienziati».
Il prototipo
Così Andrea Bocelli, intervistato dal quotidiano la Repubblica, al Mit di Boston, ha raccontato come, insieme al centro di ricerca tecnologica più famoso del mondo, ha avviato una collaborazione che in tre anni ha fruttato già un prototipo di navigatore, che, appeso al collo, rende più autonomo un non vedente. Un incontro quello organizzato a Boston che ha ricevuto il patrocinio del ministero degli Esteri nell’anno della Cultura italiana negli Usa e vede la partecipazione di ricercatori statunitensi e di numerose università italiane (Pisa, Firenze, Milano-Bicocca, Cà Foscari, Palermo e Scuola Superiore Sant’Anna).
Gli sviluppi
In sintesi il prototipo, al momento ancora un nudo telaio di metallo grande come uno zainetto, dove i vari componenti possono essere facilmente montati e rimossi, individua gli ostacoli sul cammino, riconosce i volti di persone conosciute e fornisce informazioni su distanza e direzione in cui si muovono, individua nell’ambiente circostante cartelli e scritte presenti e le legge. «Abbiamo risolto il problema della trasmissione delle informazioni al non vedente, ha spiegato Teller, attraverso un sintetizzatore vocale, come nei sistemi di navigazione satellitare. Ma l’udito per il non vedente è un canale sensoriale prezioso che è bene non ingolfare con una voce. Per questo abbiamo studiato una tavoletta la cui superficie mobile si anima delineando lettere, simboli Braille o di qualunque altro tipo o immagini da leggere col tatto. La difficoltà ora è dotare il prototipo delle funzioni del cervello». E sì, perché se l’occhio, inteso come la parte del prototipo che legge le scritte e le trasmette al non vedente, si può considerare fatto, ora gli va dato un cervello che gli indichi dove sono le scritte importanti, quali invece ignorare, quali leggere prima delle altre.
Ma non conoscendo come il cervello umano affronti questi problemi, non si sa che cosa “copiare”. Lo stesso limite per i volti. Un video ha mostrato un non vedente equipaggiato col prototipo che, incontrando una persona in un corridoio, la saluta per primo, chiamandola per nome.