“Il terzo settore, che poi è il primo, va incoraggiato”. L’affermazione del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, pronunciata durante la conferenza stampa del Cdm di mercoledì, racchiude l’idea di un sistema complesso e funzionante, tra i pochi in questo delicato momento economico che sta attraversando il Paese.
Dal primo giugno, ha assicurato Renzi, ci saranno 500 milioni di fondo per le imprese sociali, “per chi vuole creare imprese sociali”. Le cooperative sociali di tipo A (che si occupano di servizi sociosanitari ed educativi) e di tipo B (tutte le altre attività finalizzate all’inserimento di persone svantaggiate, dall’agricoltura all’edilizia fino al commercio e all’ICT) svolgono una funzione fondamentale per diverse ragioni.
La prima. Quella che stiamo attraversando è una fase di transizione. La crisi economica sta provocando mutamenti nella società. Aumentano le malattie, la perdita di posti di lavoro condiziona gli stili di vita e le forme di assistenza ad ogni livello, destinate alle persone a rischio disagio e non, necessitano di strumenti innovativi che al momento solo le imprese sociali riescono ad assicurare.
La seconda. I dati mostrano un trend inverso rispetto ai processi economici analizzati negli ultimi anni. In dieci anni (2001-2011), il numero di occupati nell’ambito delle imprese sociali è cresciuto del 39,4%. Un andamento diametralmente opposto alla media generale, appunto, che ha visto crescere il numero degli occupati del 2,8% appena.
“Noi crediamo che il terzo settore, che poi è il primo, sia una grande e indispensabile risorsa. Vogliamo incoraggiarli a creare posti di lavoro con l’impresa sociale”, è l’annuncio del Premier. Un preambolo in ogni caso opportuno, almeno nell’attuale momento storico in cui appare evidente il bisogno di servizi di qualità.