Il settore della sanità condizionato dalla crisi economica
“Il settore della sanità in Italia si colloca in un contesto nazionale ed internazionale di crisi economico-finanziaria tale da dover proseguire al ridimensionamento delle risorse a disposizione per l’erogazione dei servizi”. Basterebbe il preambolo che l’Istat utilizza nel rapporto Noi Italia per descrivere le difficoltà in cui versa il sistema ospedaliero italiano. A scapito, ovviamente, dei pazienti.
La situazione descritta dall’Istat
La situazione viene così illustrata in modo esaustivo: “Per il 2014 è stata pianificata un’ulteriore consistente riduzione del livello di finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale (1 miliardo di euro a decorrere dall’anno 2014, ex legge n. 228/2012), che si inserisce in un contesto problematico rispetto al controllo della spesa pubblica, e del numero dei posti letto ospedalieri che a regime dovrebbe attestarsi a 3,7 posti letto ogni mille abitanti (di cui lo 0,7 riservato alla riabilitazione e alla lungodegenza, ex legge 135/2012). A queste riduzioni si aggiunge la revisione dello standard di riferimento pro capite per l’attività di ricovero ospedaliero, passato da 180 a 160 ricoveri ogni mille abitanti (di cui il 25 per cento fa riferimento ai ricoveri diurni)”. Per superare lo stallo si è fatto ricorso negli ultimi anni a provvedimenti di carattere sia nazionale che regionale, finalizzati a promuovere lo sviluppo di un modello di rete ospedaliera integrato con l’assistenza territoriale. Un modello che di per sé non si è ancora completato, tanto da richiedere ulteriori sforzi alle regioni nei prossimi anni, soprattutto laddove l’offerta di posti letto risulti inferiore allo standard consentito dalla normativa (4,5 posti letto per mille abitanti, che scendono a 3,7 con la normativa del 2012).
Il confronto con il resto d’Europa
Il confronto con il resto d’Europa rende al meglio l’idea. Nel 2010 l’Italia (3,5 posti ogni mille abitanti) si colloca, infatti, al di sotto della media europea (pari a 5,5 posti letto ogni mille abitanti), al pari della Danimarca e subito dopo Cipro. “Una dotazione inferiore a quella italiana si riscontra in Svezia, Regno Unito, Irlanda, Spagna e Portogallo”, aggiunge l’Istat nel Rapporto Noi Italia, siegando che “la maggior parte dei paesi con un’offerta di posti letto superiore alla media europea presenta un modello organizzativo della sanità ispirato al modello Bismarck che oggi adotta meccanismi di libero mercato nella fornitura dei servizi sanitari e dove il finanziamento dell’assistenza sanitaria avviene mediante assicurazioni sociali”. Tra questi paesi spiccano Germania e Austria che hanno un tasso di posti letto superiore a 7 per mille abitanti.
Tra quelli in cui prevale invece la fornitura di servizi appartenenti al settore pubblico si collocano Italia, Danimarca, Regno Unito, Irlanda, Svezia e Spagna, dove vi è una dotazione di posti letto inferiore alla media europea. In questi paesi, che hanno sistemi sanitari di ispirazione universalistica tipo Beveridge finanziati principalmente tramite la tassazione generale, negli ultimi anni sono stati adottati provvedimenti dello Stato Centrale volti al ridimensionamento dell’offerta ospedaliera.
L’offerta ospedaliera
“Tra il 2002 e il 2010 l’offerta di posti letto ospedalieri utilizzati nelle varie regioni – conclude l’Istat – si è allineata alla media nazionale, passando da 4,3 a 3,5 posti letto per mille abitanti, con un range che va da 2,9 posti letto ogni mille abitanti in Campania a 4,3 in Molise. Anche il numero di strutture ospedaliere ha continuato a diminuire nella maggior parte delle regioni italiane, passando da 1.286 nel 2002 a 1.165 strutture nel 2010”.