La scuola tra robotica e sviluppo

La robotica da sempre affascina la letteratura e il cinema
La robotica da sempre affascina la letteratura e il cinema

L’ingresso della robotica nelle nostre vite tra fantascienza e realtà

Sull’avvento dei robot in società si scrive e si discute da tempo immemore. A volte con toni enfatici, in altre occasioni paventando catastrofi fantascientifiche per il genere umano. Un dato è certo: la robotica è già entrata a far parte della nostra vita, soprattutto in ambito lavorativo, laddove le macchine hanno sostituito l’uomo in specifici processi produttivi. E poi si guarda al futuro: dal robot che sarà in grado di preparare non si sa quanti panini in poco tempo nei fast food, a quelli che potranno essere impiegati nell’agricoltura. Fino allo scenario più inquietante, a pensarci oggi: gli eserciti costituiti da macchine con sembianze umane.

L’analisi dell’Economist

Al di là delle scoperte scientifiche, è facile presupporre che cambiamenti siffatti inducano la società ad un’evoluzione. Positiva o negativa, sarà il tempo a stabilirlo. Il progresso di per sé è da considerarsi sempre positivo perché implica un precedente lavoro di analisi, ricerca e innovazione. In una parola: sviluppo. Come la mettiamo, dunque, con le ripercussioni sull’occupazione? A rispondere ha provato qualche tempo fa l’Economist in un lungo articolo ripreso in Italia, tra gli altri, dal quotidiano online Il Journal. “Evitare il progresso – scriveva l’Economist – sarebbe inutile come le proteste dei luddisti contro i telai meccanizzati nel 1810, perché ogni Paese che cerca di fermarlo viene superato dai concorrenti desiderosi di abbracciare le nuove tecnologie”.

Si rende necessaria una rivoluzione culturale

Per evitare allora che il lavoro delle macchine disperda l’eccellenza delle persone è necessaria una rivoluzione culturale che coinvolga soprattutto la scuola. Si tratta, a ben vedere, di una tesi valida anche nel presente. I computer sono infatti in grado di svolgere operazioni complesse, talvolta in maniera più efficace degli uomini. In che modo, quindi, la scuola può aiutare le giovani generazioni? “Il principale modo con cui i governi possono aiutare i cittadini – si osservava nell’articolo in questione – richiama i sistemi educativi. Un miglioramento delle condizioni dei lavoratori, nella seconda parte della rivoluzione industriale, è avvenuto attraverso le scuole, costruite per educare i cittadini, realizzando in quel momento un drastico cambiamento. Ora quelle stesse scuole devono cambiare per favorire la creatività di cui gli esseri umani avranno bisogno per distinguersi dai computer. Ci dovrebbe essere meno routine nell’apprendimento e più pensiero critico”. Favorire la creatività significa più inclusione sociale e maggiori opportunità di realizzazioni. E, udite udite, proprio la tecnologia può incentivare un tale, innovativo, modello di sviluppo.