Un progetto di ricerca innovativo
Ogni anno in Italia ben 3.600 amputazioni o malformazioni, a seguito di incedenti stradali, domestici e lavorativi, riguardano l’arto superiore. La mano, in particolare, è sede della maggior parte delle capacità sensoriali dell’uomo, oltre a permettere la presa e la manipolazione degli oggetti.
Ora un progetto di ricerca del Campus Bio-Medico di Roma e del Centro Protesi Inail di Vigorso di Budrio (Bo) si propone di sviluppare e rendere fruibile una protesi ad alta tecnologia, basata sull’uso d’interfacce neurali, che le permettano di dialogare direttamente con il cervello del soggetto amputato.
Dopo il successo del progetto LifeHand2 di cui si è già parlato, ora si punta a rafforzare ulteriormente la rete italiana di competenze cliniche e di ricerca.
Il ruolo del Centro Protesi dell’Inail
Dopo le collaborazioni avviate negli ultimi mesi con l’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) di Genova, per mettere a punto una mano robotica, e con la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, per realizzare un prototipo di falange di dito in grado di restituire sensibilità alla persona che indosserà la protesi, l’Inail “Grazie a questa nuova collaborazione – sottolinea il Presidente – rafforza ulteriormente il suo impegno sul fronte della ricerca di soluzioni tecnologicamente avanzate di cui possano beneficiare i suoi assistiti”.
PPR2, questo il nome del progetto, ha in particolare come obiettivo lo sviluppo di connettori neurali capaci di rilevare il segnale neuro-elettrico per il controllo di protesi tecnologicamente evolute, restituendo alla persona amputata alcune forme di percezione “propriocettiva”, ovvero la possibilità di riconoscere la posizione della propria mano e del proprio braccio nello spazio e di ricevere informazioni sensoriali. Funzioni fondamentali per l’efficace controllo della protesi nella manipolazione quotidiana degli oggetti.