Un servizio efficiente, che dava una buona autonomia a molte persone disabili, sostituito con un servizio molto più inefficiente che costa più del doppio. E’ questa la sconcertante notizia che riguarda il Servizio Trasporto Disabili del Comune di Roma, con 450 utenti che nel corso dell’ultimo anno si sono visti togliere la possibilità di andare in taxi con la motivazione che essa pesava troppo sul bilancio comunale. Al posto del taxi, 450 persone non vedenti, ipovedenti, con disabilità motoria si sono visti assegnare un servizio che viene svolto da società di pulmini e NCC e che è caratterizzato da vincoli estremamente penalizzanti per la loro autonomia, come l’obbligo di essere trasportati a casa dopo il lavoro e l’impossibilità di cambiare orario all’ultimo momento. 150 altri disabili, per loro fortuna, hanno sempre continuato a viaggiare in taxi. Noi avevamo già descritto in dettaglio la situazione quattro mesi fa in questo articolo.
Grandi sacrifici per i disabili … e il Comune spende di più!
Adesso, queste 450 persone hanno avuto la terribile conferma di ciò che in realtà era evidente fin dall’inizio: gli enormi sacrifici e disagi che hanno dovuto patire nel corso di quest’anno, non sono serviti a far risparmiare il Comune, ma al contrario gli hanno fatto spendere parecchi soldi in più. Nonostante numerosissime proteste di associazioni e di singoli, soltanto dopo un anno il Comune di Roma si è deciso ad istituire un Osservatorio con il compito di confrontare le due modalità del servizio, quella nuova e quella vecchia, e stabilire quale fosse la più efficiente e la più economica. Questo Osservatorio si è riunito quattro volte nel corso del mese di aprile e ha visto la partecipazione, oltre che di alcuni rappresentanti del Comune, anche di tre Associazioni di disabili (Unione Italiana Ciechi, Fish e Fand), di Organizzazioni Sindacali e della Consulta Cittadina Permanente sui problemi delle persone con disabilità. Il lavoro dell’Osservatorio ha stabilito in modo schiacciante ed incontrovertibile che i taxi sono al tempo stesso più economici e più graditi agli utenti rispetto alle nuove società che svolgono il servizio. Si è infatti stimato che, per i 450 utenti appartenenti alle categorie “Lavoro” e “Studio” e trasportati con la nuova modalità, il Comune ha speso una cifra pro-capite che si aggira sui 1050 Euro mensili; per i 150 utenti che hanno continuato ad essere trasportati in taxi, la spesa si ferma a 480 Euro mensili. Per quanto riguarda il gradimento degli utenti, più di un quarto degli utenti trasportati dai pulmini ha inoltrato delle proteste, mentre da parte di quelli trasportati in taxi non è mai pervenuta nessuna lamentela.
Associazioni sul piede di guerra
Facendo una stima grezza e supponendo che ciascun utente abbia usufruito della nuova modalità del servizio per una media di otto mesi, il surplus di spesa ammonta a 2 milioni di Euro spesi in più. Può trattarsi di una cifra leggermente diversa, ovviamente non fa differenza. La concessione in via sperimentale del servizio alle società di pulmini/NCC scade a Settembre: visto l’esito assolutamente disastroso di questo “esperimento”, la UIC, la FISH e la FAND hanno intenzione di inviare una lettera congiunta al Comune chiedendo l’immediato ripristino del taxi per tutti gli utenti.
Da quale parte sta il Comune?
Recentemente Andrea Angelini, dell’ Assessorato al Sostegno Sociale e Sussidarietà, si era dichiarato solidale con le proteste degli utenti, ma aveva parlato di tempi molto lunghi per la riforma del servizio: “Ogni atto richiede del tempo: ci vogliono due mesi per il nuovo modello, un mese per la commissione che valuti e elabori il bando europeo, un mese o due per le commissioni che valutino i capitolati, 52 giorni per la durata del bando europeo… Anche a noi questa lentezza pesa, perché rivedere il servizio del trasporto è una nostra priorità”. Adesso che l’ Osservatorio ha incontrovertibilmente dimostrato che, per ogni mese che la nuova modalità del servizio rimane in vigore, dalle casse comunali escono centinaia di migliaia di euro in più, il Comune di Roma ha un’ottima occasione per tornare, finalmente, dalla parte dei cittadini disabili e delle loro esigenze di libertà ed autodeterminazione.