Si indicano con il nome di Case famiglia, tutte le strutture che ospitano i bambini ed adolescenti rimasti orfani, e tutti quelli che si ritiene non possano essere accuditi dai genitori. In Italia, il dibattito intorno alle Case famiglia è molto acceso: c’è chi accusa queste strutture di lucrare sui bimbi in difficoltà, prendendo in carico anche soggetti che potrebbero rimanere nelle proprie famiglie, e c’è chi invece vorrebbe che lo Stato sostenesse queste strutture con una quantità ancora maggiore di denaro.
La manifestazione
A Roma, il 16 aprile, diverse organizzazioni che si occupano di Case famiglia sono scese in piazza insieme agli operatori e agli ospiti stessi delle Case. Lo scopo era quello di consegnare ad Erica Battaglia, presidente della Commissione Politiche Sociali del Comune di Roma, un appello rivolto ad Ignazio Marino e alla sua Giunta affinchè vengano inseriti nel bilancio i fondi per far funzionare le Case. Luigi Vittorio Berliri, Presidente della cooperativa Spes Contra Spem ha dichiarato: <<Attualmente i fondi stanziati sono la metà di quello che servirebbe per far funzionare queste case; dentro vi lavorano persone ad ogni ora del giorno, tutti i giorni: mattina, pomeriggio, notte e festivi, ininterrottamente e tutto questo ha un costo insostenibile>>. E’ stato sottolineato che a Roma la spesa media per le Case famiglia è inferiore che in altre città italiane: 70 Euro per persona al giorno contro una media di 110 Euro. La manifestazione si è conclusa con il lancio in aria di 2000 palloncini verdi e con il lancio simbolico di chiavi nella Fontana di Trevi.
I detrattori delle Case
C’è però chi sostiene che i soldi spesi dallo Stato per le Case famiglia sono anche troppi. In altri paesi europei, di frequente i minori ospitati dalle strutture vengono dati in adozione a famiglie che ne fanno richiesta, sollevando lo Stato dall’ onere. In Italia, invece le procedure per l’adozione sono molto farraginose: solo un minore su cinque alla fine trova una famiglia, con l’iter burocratico che dura in media tre anni. I detrattori delle Case famiglia sostengono che dietro questa lentezza burocratica ci siano gli interessi delle Case stesse, che per ogni minore che soggiorna presso di loro, vedono aumentare i loro proventi. Esse sono accusate addirittura di facilitare le procedure di allontanamento dei minori dai propri genitori naturali, che talora si vedono strappare i figli con dei pretesti. Recentemente l’onorevole Mara Mucci (M5S) ha richiesto l’istituzione di una commissione di inchiesta sulle Case famiglia e sugli allontanamenti facili.