La Francia da oltre quarant’anni manda persone con disabilità in strutture belghe: per risparmiare
Il governo francese, per risparmiare sui costi delle cure, avrebbe spedito 6mila disabili in esilio, in strutture assistenziali belghe. Le condizioni sarebbero spesso molto approssimative. Assistiti che vivono in condizioni che fanno rabbrividire, senza riscaldamento, senza vestiti, con un’assistenza ed una nutrizione insufficienti. È questo il quadro agghiacciante tracciato dal noto quotidiano francese Liberation in un reportage uscito lo scorso 25 aprile e che occupava le prime cinque pagine.
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Condizioni di vita pessime
L’inviata Marie Piquemal si è recata in Belgio a visitare alcuni di questi centri di assistenza. Uno di questi, le Boutons d’Or, che si trova a Celles, vicina al confine con la Francia nella provincia di Namur, ha offerto alla redattrice uno scenario raccapricciante. Quaranta persone con gravi turbe del comportamento, talora accompagnate da disabilità fisiche altrettanto serie ed autonomia prossima allo zero, abbandonate a se stesse in condizioni indescrivibili. Un paziente era nudo e con un grosso ematoma sul viso, causato da una caduta dal letto. Alcune camere erano prive di riscaldamento, altre sono pervase da un odore di muffa nauseante. Gli assistenti sarebbero poi pochi e non molto presenti. C’è da osservare che un disabile fisico che entra in un simile centro, anche nel caso sia inizialmente esente da disturbi psichiatrici, ha buone probabilità di svilupparne . Per fortuna, non tutti questi centri sono messi così male: la Piquemal ne ha visitato un altro dove i pazienti vivono in condizioni più dignitose ed hanno la possibilità di andare in piscina, di giocare a bowling, di fare passeggiate.
Una prassi vecchia e consolidata
Liberation, indagando sulla vicenda, ha intervistato un vecchio medico ed ha scoperto che la prassi del governo francese di inviare disabili gravi presso strutture assistenziali belghe risale ad almeno a quarant’anni fa. Per molto tempo in Belgio i costi dell’assistenza sono stati infatti più bassi che in Francia. Ora, però, sembra che nei due paesi i costi siano diventati equivalenti e che il sistema vada avanti per forza d’inerzia, senza che il governo francese prenda alcuna iniziativa per cambiare le cose. I soldi che il governo francese investe in Belgio per l’assistenza dei disabili, hanno fatto fiorire un business: la cosa più grave, però, è che una discreta parte di questo denaro non serve per garantire una vita dignitosa ai disabili stessi, ma andrebbe ad incrementare i profitti dei centri di assistenza. Alcuni di questi centri, come quello descritto sopra, spenderebbero molto poco per l’assistenza, il vitto e l’alloggio dei loro residenti, che condurrebbero un’esistenza molto misera: il resto del denaro investito dal governo francese andrebbe dritto nei conti in banca delle società che gestiscono le strutture di ospitalità.
Società che si insinuano nel sistema
Come succede talvolta anche in Italia, quindi, anche oltralpe delle società private sono riuscite ad insinuarsi nelle pieghe del sistema socio-assistenziale e a trarne profitto per lungo tempo. Sicuramente, il loro compito è stato semplificato dal fatto che molti dei loro assistiti non erano in grado di raccontare ciò che vivevano: ciò nonostante, visto che questo sistema perverso è rimasto insabbiato per almeno quarant’anni, è probabile che le società belghe abbiano dovuto contare sulla compiacenza di molte persone, anche importanti. Il reportage ha scatenato furiose polemiche in Francia, dove da tempo molte associazioni di famiglie di persone con disabilità cercavano di far emergere lo scandalo. Il governo francese è stato costretto a prendere i primi provvedimenti e a rivedere, attraverso un indagine conoscitiva, buona parte delle convenzioni stipulate con le società coinvolte, che, a loro volta e con l’appoggio delle autorità locali, ribadiscono che il caso del Boutons d’Or sarebbe un’eccezione, come del resto confermerebbe anche il reportage di Liberation che non ha riscontrato problemi in altre strutture visitate. Eliane Tillieux, ministro belga della salute, intervistata dal quotidiano francese a duramente condannato la vicenda che ha descritto come «la marchandisation du secteur du handicap», la mercificazione del settore della disabilità.