Tutela della privacy: un atteggiamento contraddittorio
In Italia, in teoria solo il 29% rinuncerebbe alla riservatezza virtuale eppure solo il 41% cambia regolarmente le proprie password e il 33% non ne fa uso per i propri dispositivi Mobile. Stesso vale per l’e-commerce (l’86% acquista prodotti sul Web) e per l’accesso ai Social Media (li usa il 64% ma l’89% critica la diffusione non volontaria di proprie informazioni personali): eppure l’uso dei Social aumenta nonostante i dubbi sul rispetto della propria privacy e sulla volontà (39%) e capacità (51%) dei provider di riuscire a proteggere i dati personali.
La contraddizione sembrerebbe evidente: si pretende privacy ma non si compie alcuno sforzo attivo per tutelarla.
Sono in dati messi in evidenza da un recente studio di EMC Corporation “Privacy Index“, che ha analizzato anche il nostro Paese.
Gli italiani si affidano alle istituzioni per i propri dati personali
L’88% dei consumatori del web vorrebbe norme per bloccare la compravendita di dati personali senza consenso e solo il 40% ha fiducia nelle istituzioni in questo senso.
Il responsabile di di EMC Italia, intervenuto per presentare i dati italiani della ricerca, ha detto che “In Italia, gli utenti vivono le stesse contraddizioni degli altri Paesi, con una presenza su Internet e sui Social inversamente proporzionale alla fiducia nella protezione dei dati personali. Il Privacy Index evidenzia però che non c’è limite alle potenzialità della tecnologia, purché tutti i player coinvolti lavorino per incrementare la fiducia degli utenti verso il contesto digitale”.
Del resto le potenzialità offerte oggi da Cloud e Big Data si basano sulla fiducia. Le persone non devono solo sapere che i loro dati sono al sicuro, ma che la loro riservatezza è protetta.