Uber, polemiche e proteste anche in Italia
Sbarca in Italia UBER, una rivoluzionaria applicazione per smartphone che consente di trovare una macchina con un solo click, e che supera in efficienza le consuete centrali radio-taxi. Ma i tassisti, invece di attrezzarsi anche loro in modo analogo, si appellano alle istituzioni affinchè vietino l’uso dell’applicazione, a loro giudizio illegale. Già tre mesi fa avevamo parlato della protesta che si stava sviluppando a Milano contro Uber, il 18 e il 19 maggio buona parte della categoria ha aderito ad uno sciopero con presidi davanti alla Stazione Centrale e sotto Palazzo Marino. Un episodio particolarmente increscioso si è verificato al Wired Next Fest, dove la general manager di Uber Italia, Benedetta Arese Lucini, era stata invitata per presentare l’applicazione: un gruppo di duecento tassisti si è presentato all’evento e ha salutato l’intervento della donna con lancio di petardi e uova.
Uber/UberPop, app utili e moderne
Uber è un’app per smartphone progettata cinque anni fa a San Francisco e che tra i suoi investitori vede anche Google. La sua funzione è quella di mettere in contatto chi necessita una vettura con i conducenti di macchine a noleggio. Essa è ormai presente in ottanta grandi città di tutto il mondo, Roma compresa. e ha ormai superato il miliardo di dollari di incasso. Uber gira su Iphone e su dispositivi con sistema operativo Android, ed è scaricabile gratuitamente da Internet. Quando l’applicazione si apre, compare una mappa stradale con la posizione dell’utente e delle macchine più vicine. Tramite Uber, si possono rintracciare macchine a noleggio con conducente; ma UberPop, una sua versione più innovativa, consente di entrare in contatto con guidatori di veicoli privati che non hanno licenza alcuna. Le macchine reperibili tramite Uber sono particolarmente curate e costano più di un taxi, ma i prezzi di UberPop sono assolutamente competitivi con quelli dei taxi. Uber-Uberpop, pertanto, appaiono come ottimi luoghi di incontro di domanda e offerta di servizi di trasporto, in modo più efficiente di quanto non riesca a fare una centrale radio-taxi, che fa aspettare gli utenti al telefono diversi minuti, e non sempre procura loro una vettura in tempi rapidi. Negli ultimi mesi abbiamo più volte parlato dell’incresciosa situazione del servizio di Trasporto Disabili a Roma, completamente slegato dalle esigenze degli utenti: l’affidamento di tale servizio ad UberPop darebbe veramente un ottimo grado di autonomia agli utenti, magari potrebbe dare lavoro a parecchia gente che ne ha bisogno, e costerebbe al Comune senz’altro molto di meno dell’inefficiente servizio attuale.
Regolamenti e rimostranze dei tassisti
Ma su quali basi i tassisti poggiano la loro protesta, al di là del comprensibile rammarico per un mercato che si estende, si attrezza e sottrae loro clienti? La risposta sta in regolamentazioni vecchie, illogiche, restrittive e che in parte sono antecedenti ad Internet e ai cellulari, che hanno rivoluzionato il settore. Una legge che risale addirittura a 22 anni fa, dice che mentre i taxi per andare a prendere i clienti possono partire da qualsiasi punto, i noleggiatori con conducente devono partire dalla loro autorimessa. Una restrizione assurda, che peraltro è anche molto difficile da far rispettare. I tassisti hanno tale facilitazione in cambio di nulla? No, perchè le loro licenze costano molto più care: una licenza di un taxi a Milano costa tra i 150mila e i 185mila Euro, mentre una licenza NCC costa tra i 15mila e i 50mila euro. Chi è privo di licenza, rimane tagliato fuori dall’opportunità di trasportare le persone a pagamento. Per questi motivi, Uber e UberPop sono contro le leggi attuali: le loro macchine non partono dalle autorimesse e quelle di UberPop, per giunta, sono prive di licenza. I tassisti che partecipano alla protesta, infatti, ripetono a mo’ di ritornello “Abbiamo pagato la licenza!”.
Politici a fianco dei tassisti
Almeno per quanto riguarda UberPop, le dichiarazioni dei politici sembrano venire incontro ai tassisti. Roberto Maroni, Presidente della Regione Lombardia, ha dichiarato: “La normativa vigente non consente l’uso dell’app Uberpop“. Maurizio Lupi, ministro dei Trasporti, ha dichiarato: “Qualsiasi app o innovazione che eroghi un servizio pubblico non autorizzato compie un esercizio abusivo della professione: non è permesso e non si può fare, che si chiami Uber o in qualsiasi altro modo. Non accetteremo nessun caso che violi una norma che è chiarissima e non si presta a nessuna interpretazione.“
Un sistema da cambiare
Ma quello che i tassisti stanno difendendo è un sistema chiuso, corporativo e che sotto certi aspetti impedisce al settore di guadagnare in efficienza a vantaggio dei clienti. Negli anni passati la categoria si è aggrappata al sistema delle licenze costose con tutte le sue forze, ingaggiando anche delle battaglie molto dure: l’idea è che un tassista paga una grossa cifra “una tantum” e poi ha un lavoro redditizio assicurato per tutta la vita. Ma così rimangono escluse dal mercato sia molte persone che non si possono permettere la licenza, sia servizi innovativi come Uber/UberPop. Più che tentare di tagliare fuori i concorrenti invocando normative antiquate e conservatrici, i tassisti potrebbero competere con loro secondo le leggi del mercato, adottando a loro volta sistemi di prenotazione delle corse più moderni ed orientati al cliente.