Il progresso tecnologico e l’industrializzazione selvaggia stanno gradualmente portando il pianeta sull’orlo del collasso: probabilmente la salvezza del pianeta può venire solo dalla tecnologia stessa. E’ questa la convinzione che caratterizza l’operato della Carbon War Room, un’organizzazione internazionale non-governativa che si prefigge lo scopo di instradare le imprese verso un’economia che sappia contenere le emissioni di gas nocivi per l’atmosfera, in particolare quelle di biossido di carbonio. Vediamo più in dettaglio come le massicce emissioni di gas stanno nuocendo al pianeta, e in cosa consiste il modello tecnologico proposto dalla Carbon War Room.
Veleni nell’atmosfera
I cosiddetti gas serra, ovvero principalmente il vapor acqueo, il biossido di carbonio, l’ossido di azoto, ed il metano, sono stati sempre presenti nell’atmosfera terrestre, e hanno l’importante funzione di trattenere il calore generato dalla superficie terrestre. La massiccia industrializzazione e gli sfrenati consumi che caratterizzano il mondo di oggi, però, provocano l’emissione nell’atmosfera di una quantità supplementare di questi gas: il risultato, detto in parole semplici, è che viene trattenuto troppo calore e che la terra si surriscalda. Alcuni studiosi stimano che entro la fine del secolo la temperatura sarà più alta di sei gradi. Contro il caldo in sè l’uomo probabilmente riuscirebbe ad attrezzarsi, ma l’elevata temperatura porterebbe all’estinzione di molte specie animali e vegetali che sono fondamentali per l’ecosistema, ed inoltre ad un inasprimento del clima dovuto alla maggior evaporazione delle superfici acquatiche. Già oggi gli effetti di questo processo sono visibili, tra cent’anni è possibile che il pianeta si trasformi in un inferno.
La connessione fa la forza
Molto, però, può essere fatto per razionalizzare il consumo di energia e per ridurre le emissioni di gas nocivo per l’atmosfera. E’ questo l’obiettivo della Carbon War Room, che è stata fondata nel 2009 dal magnate inglese Richard Branson, e che ha le sue sedi principali a Londra, a New York e a Washington. La CWR indica nei processi della generazione della corrente elettrica e della combustione della benzina le cause più rilevanti dell’emissione dei gas serra, e vede nella tecnologia M2M la chiave per ridurre in modo significativo i consumi sia di corrente elettrica, che di benzina. Ma cos’è la tecnologia M2M, che secondo la CWR nel 2020 smuoverà un volume di affari da un bilione di dollari? Il concetto è che gli oggetti che caratterizzano la nostra vita quotidiana, che allo stato attuale funzionano indipendentemente uno dall’altro, si possono connettere fra di loro e alla rete Internet con un notevole guadagno in termini di efficienza e di eco-compatibilità. A pensarci bene, lo stesso è accaduto milioni di anni fa agli esseri umani: quando hanno iniziato a comunicare tra di loro tramite il linguaggio, l’organizzazione delle loro comunità è diventata molto più efficiente.
Le città del futuro: più organizzazione, meno inquinamento
La tecnologia M2M può migliorare l’organizzazione delle nostre città e favorire il risparmio energetico sotto molteplici punti di vista. Utilizzando appositi sensori, si può ad esempio rilevare il volume di traffico nelle strade e suggerire alle automobili i percorsi ottimali; si possono individuare le strade a maggior rischio di congelamento ed inviarvi camion che spargono sale; si può stabilire quando l’aria è troppo inquinata e proibire la circolazione a determinati tipi di veicoli; si possono attivare i camion che raccolgono i rifiuti solamente quando i cassonetti sono pieni; si possono segnalare ai conducenti d’auto i parcheggi liberi, e molte altre cose ancora. Quale guidatore non ha mai sperimentato lunghe code di traffico dietro ad un camion dei rifiuti, oppure vagato a lungo intorno alla sua meta alla ricerca di un parcheggio? La tecnologia M2M trova applicazioni importanti e rivoluzionarie anche nei settori dell’ energia, dell’agricoltura e del trasporto navale. Certo è molto difficile valutare a tutt’oggi in che misura queste tecnologie riusciranno realmente a frenare i processi di avvelenamento dell’atmosfera: certamente la nascita di un’industria finalizzata a preservare gli equlibri naturali, e non a deteriorarli come spesso succede, va salutata con entusiasmo.