Dal welfare fatto in casa all’integrazione pubblico e privato
Nel rapporto Censis Unipol Welfare Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali 2014, pur ribadendo la caratteristica tutta mediterranea e quindi anche italiana di un “welfare fatto in casa” passa il messaggio che si deve arrivare a una piena integrazione tra pubblico e privato per supplire all’erosione delle risorse private e alle carenze del servizio sanitario.
Gli italiani non sembrano farcela più a sostenere le spese per la sanità privata (a ci si ricorre per le inefficienze del pubblico) e per la prima volta cala anche la spesa per le “badanti” dove, dopo un periodo di crescita costante (+4,2%), si comincia a registrare ora una flessione nella spesa (-0,4% nel 2013).
Cresce la domanda e l’offerta di servizi del pubblico diminuisce
Nel frattempo, davanti alla crescente domanda di cura e assistenza, il welfare pubblico tiene sempre meno. Il Rapporto denuncia come il 73% delle famiglie italiane ha fatto ricorso almeno due volte negli ultimi due anni a visite specialistiche o a esami diagnostici a pagamento (in intramoenia o presso studi privati). Nel 75% dei casi, sono le liste d’attesa lunghissime a spingere verso il privato le famiglie, che però nel 72% dei casi dichiarano che avrebbero difficoltà, oggi, ad affrontare spese mediche particolarmente impegnative dal punto di vista economico. Il 31% delle famiglie indica di avere rinunciato almeno una volta negli ultimi due anni a visite specialistiche, ad esami diagnostici o a cicli di riabilitazione. Il che si traduce in 10 milioni di famiglie rinunciatarie per necessità, al minimo, di circa 10 milioni di prestazioni sanitarie.
Una nuova economia della salute con un sistema integrato tra pubblico e privato
Secondo Censis e Unipol, che hanno redatto la ricerca, mettere insieme la “white economy“, cioè l’economia della salute, del benessere, della cura della persona – che include l’industria farmaceutica, del biomedicale e della diagnostica – con un sistema integrato di welfare che introduca consenta alle famiglie di guardare con maggiore ottimismo al futuro, potrebbe essere la soluzione. Nei numeri citati nel Rapporto l'”economia bianca” genera un valore della produzione superiore a 186 miliardi annui, il 6% della produzione totale, con un’occupazione superiore a 2,7 milioni di unità.
Non solo investimento pubblico per il welfare
L’idea contenuta nel report Censis-Unipol presentato in questi giorni è che «la modernizzazione e la crescita della “white economy” non possono passare solo per un investimento pubblico ma, viceversa, devono passare attraverso l’attivazione di un’offerta privata di servizi e di strumenti assicurativi e finanziari privati, di tipo integrativo, coordinati con l’offerta pubblica e sottoposti, ovviamente, alla vigilanza di organismi indipendenti competenti per materia».
I dati della regione Lazio
Per quanto riguarda il ricorso al welfare familiare, i dati nel Lazio risultano più alti rispetto alla media nazionale. Spiccano in particolare i dati relativi al prestito infruttifero di denaro o di altri beni, 18,1% nel Lazio contro l’8,2% nazionale, e l’assistenza personale agli anziani, 17,6% contro il 9,8% nazionale. I dati suggeriscono dunque un modello di partecipazione alla rete di supporto informale da parte delle famiglie residenti nel Lazio orientata con più forza al “dare” piuttosto che al “ricevere”, in forma di aiuti economici di diversa natura ma anche, semplicemente, assicurando una presenza fisica e di supporto nei casi di difficoltà.