Differenziare la produzione per affrontare la crisi
Toshiba lascia da parte l’elettronica e si sta lancia nella coltivazione di verdure non ogm e allevate senza pesticidi: le piante crescono con metodi hi-tech in fabbriche asettiche, come quelle dei semiconduttori, che permettono di allungarne la scadenza, o di arricchirle di vitamine per il mercato dei consumatori più salutisti.
La Toshiba Corporation, presente anche in Italia, è una multinazionale giapponese che produce infrastrutture tecniche fisse e mobili, dispositivi elettronici ad alta tecnologia. Toshiba è anche uno dei principali costruttori di centrali nucleari, oltre ad essere il settimo produttore mondiale di apparecchi elettronici – televisori, lettori DVD e Blu-ray, personal computer, videocamere, telefoni cellulari. La crisi economica evidenzia settori di attività produttive tradizionali, come gli elettrodomestici, i computer e le tv, in difficoltà negli ultimi anni. In campo energetico il nucleare non via più di moda. Dopo l’incidente di Fukushima in Giappone nel 2011 l’obiettivo di costruire 39 reattori nucleari da qui al 2018 è stato abbandonato.
L’innovazione applicata all’agricoltura: il caso Toshiba insalata
In Giappone, complice anche una nuova cultura legata all’attenzione verso la salute conseguente al dramma dell’incidente nucleare, la domanda di vegetali è altissima: solo nel 2012, il Giappone importava 10 mila tonnellate di insalate. Nei 2 mila metri quadrati di una delle sue fabbriche a sud di Tokio, Toshiba ha iniziato a coltivare spinaci e diverse varietà di insalate in una soluzione liquida arricchita di sostanze nutrienti. Il progetto si chiama Clean room farm Yokosuka.
Niente Ogm o pesticidi
Le sementi utilizzate per produrre lattuga, spinaci, mizuna (un’insalata giapponese simile alla rucola), in foglia foglia, foglie giovani o germogli, non sono geneticamente modificate e la fabbrica è quasi completamente automatizzata, non richiede personale qualificato che quindi potrebbe essere facilmete formato all’occasione utilizzando il personale già in organico. La tecnologia, inoltre, permette di far crescere in uno spazio di poco inferiore ai 2 mila metri quadrati, 3 milioni di insalate all’anno, cioè 200 tonnellate circa.
Un esempio, se sarà di successo, di come l’innovazione possa essere applicata anche a settori più tradizionali come l’agricoltura che in questo caso possono fare da salvagente ad una azienda.