Doppio risvolto per le stampanti 3D: anche droghe oltre ai farmaci
La tecnologia delle stampanti 3d si potrebbe prestare anche alla realizzazione di droghe. Del resto il vocabolo “farmaco” dal greco farmacon significa sia medicamento che veleno. Lo sostengono alcuni ricercatori della “Louisiana Tech University” che hanno sviluppato un metodo innovativo per la realizzazione di pastiglie con composti antibatterici e chemioterapici per la somministrazione di trattamenti mirati.
Si tratta di un sistema innovativo di stampa che apre scenari per la realizzazione di protesi e farmaci perché, osserva uno dei ricercatori “uno dei grandi benefici di questa tecnologia è che può essere utilizzata con ogni stampante consumer e in qualsiasi luogo”.
Un processo di stampa ideato dalla Louisiana Tech
Il processo ideato dalla Louisiana Tech consente la creazione di perline parzialmente cave che permettono di coprire un’area maggiore con un’azione più efficace dei farmaci e un maggiore controllo da parte del medico. Il trattamento localizzato con queste perline di antibiotico evita grandi dosaggi di farmaci che possono provocare danni al fegato e ai reni del paziente. In pratica si tratta del primo sistema al mondo in grado di realizzare tramite dispositivi di stampa personalizzati antibiotici e chemioterapici.
Tuttavia, come per gli antibiotici, potrebbe essere possibile realizzare droghe sintetiche. Lee Cronin, professore dell’Università di Glasgow, sta lavorando da tempo a un progetto che punta a realizzare un sistema per la produzione casalinga di farmaci grazie alle nuove stampanti. Con questa tecnologia, una volta messa a punto, in futuro ogni paziente potrebbe produrre il suo medicinale, ma anche la criminalità organizzata o un semplice ragazzino, la sua pasticca sintetica.