La battaglia dell’Internet Slow Down
Porebbe essere all’orizzonte un intern a più velocità, a seconda di quanto si è disposti a pagare. Dalla prima settimana di settembre 2014 alcuni colossi di internet come Twitter, Netflix, WordPress, FourSquare, Mozilla, Vimeo e Reddit si sono schierati nella battaglia dell’Internet Slow Down ovvero quelle iniziative contro i progetti che prevederebbero varie velocità di trasmissione dei dati in rete a seconda del pagamento.
Il rischio è che stia per finire Internet, come la conosciamo noi oggi. Dal 10 settembre 2014 molti siti web stanno girando con una banner che ricorda la modalità «loading», in caricamento. «Le Società via cavo vogliono rallentare (e rompere) i vostri siti preferiti, e lo fanno a scopo di lucro. Ricopriamo il web con delle icone simboliche loading, per combatterle e ricordare a tutti cosa sarebbe Internet senza la neutralità della rete» si legge nel sito della campagna Internet Slow Down. È la battaglia per la Net neutrality e l’Open Internet.
«Sosteniamo la campagna Internet Slow Down e i suoi sforzi per attirare l’attenzione del pubblico su una questione fondamentale. Non stiamo pensando di aggiungere un banner alla nostra homepage ma parteciperemo attivamente in altri modi», spiega un portavoce di Twitter alla BBC. La piattaforma WordPress, per tutti i suoi blogger, ha attivato la possibilità di pubblicare il banner della campagna in homepage, con l’icona loading, «per segnalare il pericolo di un’Internet che viaggerà a due diverse velocità» in base ai contenuti. Il sito della campagna mette a disposizione il codice per pubblicare l’icona di Internet Slow Down.
Una tendenza che nasce negli Usa
I siti non gireranno davvero con maggior lentezza (sarebbe un danno economico enorme) ma sarà un forte e evidente segnale. Tutto nasce dalla decisione presa in aprile 2014 dalla Federal Communications Commission (FCC) – a causa del ricorso del provider americano Verizon – in cui l’autorità americana che regolamenta le telecomunicazioni, autorizza gli accordi tra operatori di servizi internet e fornitori di contenuti. Il provvedimento, se passerà così come concepito, permetterà alle aziende di pagare per rendere i contenuti del proprio sito più fruibili rispetto agli altri, ottenendo una maggiore velocità per farli viaggiare sul web. Potrebbe quindi nascere un internet a due velocità con una differenza di classe tra chi può permetterselo e chi no. Una disparità che andrebbe ad aumentare il già importante digital divide esistente al mondo.
La Net Neutrality garantisce la democrazia dell’accesso a Internet, è il principio giuridico, «semplice ma potente che obbliga i fornitori di banda larga e via cavo a trattare il traffico di Internet allo stesso modo» spiegano in una nota i dirigenti di WordPress. Un Internet aperto significa anche una piattaforma per la libertà d’espressione e di opportunità per miliardi di utenti.
Il curatore della proposta della FCC, Tom Wheeler, ha rivendicato che il provvedimento sarebbe in realtà volto a difendere la neutralità del web, garantendo ulteriori opportunità a tutti e permettendo a chi vuole sfruttarle di farlo, senza imbrigliare le potenzialità che internet avrebbe applicando le leggi del mercato anche alla trasmissione all’accessibilità dei dati. In Europa, il parlamento europeo ha emesso una serie di norme in materia di telecomunicazioni per «impedire agli Internet service provider di restringere o aumentare il prezzo di determinati servizi a vantaggio di altri».
Il timore è che ormai la rete sia diventata una realtà troppo influente libera e democratica per i governi e le multinazionali.