I tempi di attesa della sanità pubblica, che vanno dai sei ai due anni, restano un grandissimo problema per i cittadini. Inoltre devono combattere anche con l’insostenibilità dei ticket, cresciuto a dismisura negli ultimi anni per coprire i vari buchi.
E’ quello che emerge dalla 17 edizione del Rapporto PIT Salute, presentato come ogni anno da Cittadinanzattiva – Tribunale per i diritti del malato ed intitolato ironicamente «(Sanità) in cerca di cura».
Su oltre 24mila segnalazioni arrivate nel 2013, la maggioranza riguarda le difficoltà di accesso alle prestazioni sanitarie, attribuite nel 58% dei casi alle liste di attesa e nel 31% dei casi al peso dei ticket o al costo delle visite intramoenia.
Disagi anche per l’assistenza
Al secondo posto la riabilitazione (20,3%, +6,7%), per la scarsa qualità dei servizi in ospedale e per la difficoltà di accesso all’assistenza a domicilio o residenziale.
Molte proteste riguardano l’assistenza territoriale (15,6% delle segnalazioni), specialmente per i mancati servizi ricevuti da medici di base e pediatri.
Ma aumentano i disagi per l’assistenza ospedaliera (13,1), specialmente per le lunghe attese nei Pronto soccorso.
Calano invece le segnalazioni di malasanità, che scendono al 15,5% nel 2013, riguardanti i presunti errori terapeutici e diagnostici (specialmente in ortopedia e chirurgia), le condizioni delle strutture, le disattenzioni del personale sanitario, le infezioni in ospedale.
Rimangono alti i costi medi sostenuti in un anno da una famiglia: 650 euro per farmaci non rimborsati dal Servizio sanitario, 901 euro per parafarmaci; 737 euro per dispositivi medici; 537 euro per protesi e ausili; 7.390 euro per strutture residenziali o semiresidenziali.
Proteggere il Servizio Sanitario
Come conclude il sito di Cittadinanzattiva, “il cittadino, soprattutto se affetto da una malattia cronica o rara, non solo ricorre al suo portafogli, ma sempre più spesso è costretto anche a rinunciare a permessi di malattia o addirittura a nascondere la propria patologia”.
Pertanto sempre più italiani rinunciano alle cure mediche, oppure se necessario le cercano presso strutture alternative.
«I cittadini hanno bisogno di un Servizio sanitario pubblico forte, che offra le risposte giuste al momento giusto e non aggravi la situazione difficile dei redditi familiari”, spiega Tonino Aceti, coordinatore del Tribunale per i diritti del malato.
“Bisogna ridurre i ticket, scongiurare nuovi tagli al Fondo sanitario nazionale e governare seriamente i tempi di attesa di tutte le prestazioni sanitarie”.