Il Report Caritas 2014 “False Partenze”
Secondo i dati dell’ultimo rapporto “False Partenze” della Caritas, un individuo su 10 in Italia vive in povertà assoluta e dal 2007 a oggi il fenomeno è più che raddoppiato. Il nostro Paese è quindi ancora molto lontano dall’obiettivo europeo di eliminare la povertà e l’esclusione sociale. target fissato per il 2020 dal nostro Paese sarebbe quello di ridurre di 2 milioni 200.000 unità il totale complessivo di persone a rischio di povertà o esclusione sociale. La distanza dell’Italia dall’obiettivo del 2020, è ormai pari ad oltre quattro milioni e mezzo di persone. In Italia nel 2013 le persone in povertà assoluta sono più di 6 milioni. Secondo la Caritas «si sta assistendo a una recrudescenza delle ormai note situazioni di criticità; accanto alle vecchie e irrisolte situazioni se ne aggiungono delle nuove, che definiscono inediti percorsi di impoverimento». Di particolare gravità è la situazione al Sud, territorio che prima della crisi evidenziava situazioni di svantaggio ma che sembra vivere adesso situazioni di autentico dramma sociale. Oggi nel Mezzogiorno le persone che non riescono a far fronte a quelle spese base, che garantiscono una vita dignitosa, sono il 14,6% del totale (il 12,6% delle famiglie). In termini assoluti si contano in queste aree oltre 3 milioni di incapienti, praticamente la metà dei poveri di tutta la nazione. Ma anche le aree del Centro e del Nord in cinque anni hanno visto praticamente raddoppiare il peso dei poveri sul totale della popolazione. Ai centri di ascolto Caritas sono sempre di più gli italiani, soprattutto anziani. Tra gli assistiti oggi quasi uno su due è di nazionalità italiana (esattamente il 46,5%). Solo un anno fa, nel primo semestre 2013, la percentuale si attestava al 31,1%. È soprattutto il Mezzogiorno a registrare l’incremento più evidente: in queste zone gli italiani rappresentano il 72,5%. Moltissimi anche i working poor, ovvero i lavoratori magari anche con contratto a tempo indeterminato ma che percepiscono un reddito non sufficiente a coprire i bisogni.
Le previsioni per il 2015 per povertà ed esclusione sociale
«Il 2015 non sarà l’anno della svolta. Il quadro economico è segnato da indicatori ancora più negativi degli anni precedenti e le misure predisposte non sono in grado di fornire una risposta adeguata «E a meno di ulteriori sviluppi finora non annunciati – sottolinea la Caritas – l’onda delle povertà assoluta al 10 per cento nel nostro Paese verrà contrastata dal probabile rifinanziamento della social card tradizionale, dalla prosecuzione delle sperimentazioni previste già dal governo Letta, dall’avvio progressivo dell’utilizzo delle risorse del Fead, il nuovo fondo europeo per sostenere i cittadini sprovvisti di beni essenziali. Ma a nostro avviso, queste misure non sono in grado di prendere in carico le povertà vecchie e nuove del Paese, e questo anche a causa del carattere eccessivamente categoriale di molti di tali provvedimenti, limitati a segmenti di famiglie in condizioni di disagio. Inoltre, il carattere sperimentale di molte novità legislative rischia di trasformarsi in un alibi per perenni strategie dilatorie, di rinviata presa in carico istituzionale del problema della povertà e dell’esclusione sociale in Italia». Quello che la Caritas chiede al governo è un Piano nazionale di contrasto alla povertà. A patto, secondo la Caritas di rispettare alcune cautele: «avviare un lavoro di consultazione con la comunità civile, i soggetti sociali e istituzionali; comunicare in modo trasparente i risultati delle sperimentazioni; definire le tappe di una roadmap in grado di qualificare in senso sussidiario il sistema di protezione sociale territoriale; fondare sempre le nuove proposte su attività di studio, in grado di quantificare i fabbisogni sociali dei diversi territori. A quest’ultimo riguardo, pesa la scomparsa della Commissione nazionale di indagine per l’esclusione sociale, provocata dai tagli al bilancio del Governo Monti, e di altri luoghi di consultazione sociale e scientifica, in grado di superare pregiudizi e luoghi comuni sulla povertà».