Rapporto Ocse sulla disomogenità sanitaria

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In Italia troppi parti cesarei

L’ultimo rapporto OCSE sulle disomogenità dell’assistenza sanitaria, parla di livelli notevolmente diversi da paese a paese e per l’Italia denuncia: “Resta l’anomalia dei troppi parti cesarei”. Nel periodo 2007-2011, nel nostro Paese è stato rilevato un tasso di incidenza di parto cesareo più elevato di altri Paesi, con grandi differenze rispetto al ricorso di questo intervento (da 664 cesarei su 1000, a Napoli, fino a 111 cesarei su 1000, a Crotone). A presentare questi dati, è un nuovo Studio OCSE 2014, intitolato Geographic Variations in Health Care What Do We Know and What Can Be Done to Improve Health System Performance che fornisce informazioni su 10 differenti pratiche di assistenza sanitaria all’interno di 13 Paesi, offrendo indicazioni per mettere in atto cambiamenti per migliorare i livelli di queste attività. La pubblicazione è stata realizzata in collaborazione con Ministero della Salute e AGENAS.

I parametri del rapporto Ocse

Le attività indagate dallo studio Ocse sono le: ricovero medico ospedaliero, bypass coronarico, cateterismo, ricovero/intervento chirurgico in seguito a frattura dell’anca, chirurgia di sostituzione del ginocchio ed artroscopia del ginocchio, parto cesareo, isterectomia, esame di risonanza magnetica e esame di tomografia computerizzata. I Paesi presi in considerazione sono stati Australia, Belgio, Canada, Finlandia, Francia, Germania, Israele, Italia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Spagna e Svizzera.

I più alti livelli di disomogeneità territoriale, nei diversi Paesi, riguardano gli interventi cardiaci. In generale, dal 2007 al 2011 in Italia lo studio OCSE registra un aumento della chirurgia di sostituzione del ginocchio (+9%), insieme ad una riduzione di alcuni interventi compresa l’artroscopia del ginocchio (-27%). Tale riduzione comprende anche i ricoveri in ospedale (-14%), interventi di cateterismo (-11%), isterectomie (-8%) e una lieve riduzione anche dei casi di parto cesareo (-3%).

La situazione negli altri paesi UE

Tra il panorama dei 13 Paesi considerati dallo studio OCSE, l’Italia possiede tra i più alti tassi di incidenza del parto cesareo insieme al continente australiano, al Portogallo e alla Svizzera: nel 2011 in questi paesi oltre 300 parti su 1000 (oltre il 30%) è avvenuto mediante taglio cesareo, un’incidenza circa doppia rispetto a quella della Finlandia (161 su 1000). Sempre nel periodo considerato (2007-2011), al Nord-Italia il tasso di incidenza di isterectomia è maggiore rispetto al Centro e al Sud. Nel Nord-Est si riscontrano i più alti tassi di interventi sul ginocchio e – insieme all’Emilia Romagna – della chirurgia successiva alla frattura dell’anca; nel Nord-Ovest, più bassi tassi della chirurgia di sostituzione del ginocchio.

Al Centro-Italia, poi, nel periodo di riferimento (2007-2011) sono stati registrati più bassi tassi di ricoveri e rivascolarizzazioni rispetto al resto del Paese; mentre al Sud-Italia si è riscontrata una più alta incidenza di parti cesarei insieme ad una più bassa quantità di interventi di sostituzione del ginocchio. Nelle Isole, Sicilia e Sardegna, sono stati osservati alti tassi di isterectomie e chirurgia per la frattura dell’anca.

Anche il tasso di ricoveri varia in maniera significativa tra i 13 Paesi presi in considerazione dallo studio: il tasso rapporto matematico tra il numero di casi riscontrati e la popolazione totale del Paese più alto è quello della Germania, mentre il più basso si riscontra in Canada (In Italia, nel 2011 i ricoveri sono stati in media oltre 7400 ogni 100mila persone, passando dalle 5490 dimissioni di pazienti a Biella (Piemonte) alle 12039 a Foggia (Puglia).