Un aiuto per le persone impossibilitate a comunicare
Disattivare col pensiero l’espressione dei geni: a permetterlo è una tecnologia messa a punto in Svizzera. A riuscire in questa che fino a pochi anni poteva essere pura fantascienza, sono stati gli autori di uno studio pubblicato su Nature Communications, che grazie a una tecnologia messa a punto nei laboratori dell’Istituto Federale Svizzero di Tecnologia (ETH) di Zurigo sperano un giorno di poter offrire ai pazienti che non riescono a comunicare la loro necessità di essere aiutati, come accade ad esempio durante una crisi epilettica, di autosomministrarsi un farmaco. Il termine “epilessia”, che deriva dal greco “epilambanein” (essere sopraffatti, essere colti di sorpresa), sta ad indicare una reazione del sistema nervoso centrale a diversi stimoli. Non si parla ancora sufficientemente del fenomeno che ha molto a che vedere con l’incapacità anche se transitoria, di espressione. Si conoscono oltre 40 tipi di epilessia e sono definite sulla base di due criteri: Clinico, ovvero la presenza delle crisi; Evolutivo, cioe’ la tendenza al ripetersi delle crisi. Le epilessie interessano l’ 1% della popolazione italiana, oltre 500.000 persone. L’ incidenza e’ di 46,7 nuovi casi ogni anno, circa 25.000 unita’. Possono insorgere a qualsiasi eta’, tuttavia, in circa l’ 80% dei casi le crisi iniziano prima dei 20 anni, nell’ infanzia e nell’ adolescenza. Il rilascio del farmaco, nella ricerca appena pubblicata, può essere “comandato” attraverso il rilascio e quindi il comando delle onde cerebrali.
La sperimentazione
I ricercatori hanno sperimentato nei topi un sistema basato su una cuffia wireless in grado di monitorare le onde cerebrali di chi la indossa mediante un elettroencefalogramma e di trasmettere le informazioni a un sistema che è stato impiantato negli animali. Il sistema è formato da un LED e da cellule geneticamente modificate in modo da rispondere alla luce e a stimoli esterni. Questa tecnologia permette di accendere e spegnere il LED utilizzando le variazioni delle onde cerebrali e di attivare o disattivare l’espressione di geni specifici nelle cellule impiantate nei topi, controllando così la produzione di proteine che può essere controllata attraverso cambiamenti delle onde cerebrali del paziente. Martin Fussenegger, autore dello studio, ha spiegato che questo sistema è stato pensato “per potenziali applicazioni per pazienti che non possono più comunicare con il mondo esterno se non con le loro attività mentali e con le loro onde cerebrali. Siamo ormai abituati ai dispositivi protesici, come i cuori e le anche artificiali, ma non abbiamo trasferito il concetto al mondo molecolare. Credo che sia qui – ha precisato il ricercatore – dove il nostro strumento controllato dalla mente potrebbe dare un esempio. Se non mi sbaglio, il che è tutt’altro che certo, tutto ciò potrebbe cambiare le strategie di trattamento del futuro”. Se la sperimentazione avesse successo sugli esseri umani potrebbe costituire un validissimo aiuto per tutte le disabilità che contemplano l’impossibilità ad esprimersi attraverso la voce e, in generale, per le persone non autosufficienti.