Le emozioni alla base delle scelte di “condivisione” sui social
Social network, emozioni e marketing sono diventati un connubio inscindibile e il segreto della viralità, ovvero di ciò che rende una notizia condivisibile dagli utenti, è una cosa sempre più ricercata. La domanda è questa: qual è la differenza fra le storie che sono diventate diffuse fino a diventare “virali” e le altre? Un’ipotesi è che la soluzione risieda nelle emozioni che queste storie generano nelle perone che le leggono. Quale emozione porta qualcuno a commentare su una news o a condividerla tramite i social media? Alcuni ricercatori, Marco Guerini di Trento Rise, in Italia, e Jacopo Staiano della Sorbonne Université di Parigi, hanno studiato i dati raccolti da due siti web che permettono ai lettori di valutare le nuove storie sulla base delle emozioni che generano. Una ricerca sul rapporto fra la viralità e le emozioni. Gli psicologi hanno categorizzato le emozioni utilizzando una scala conosciuta come il modello di “valenza-eccitazione-dominanza”. L’ipotesi è che ciascuna emozione abbia una valenza, sia essa positiva o negativa, un livello di eccitazione, che è elevato per emozioni come la rabbia o basso per emozioni come la tristezza, e dominanza, ovvero il livello di controllo che una persona ha su questa emozione. Da una parte si trovano emozioni travolgenti quali la paura, mentre dall’altra abbiamo emozioni che le persone possono scegliere di provare, quali l’ispirazione. L’ipotesi dei ricercatori è che non siano le emozioni a determinare la viralità, bensì la loro posizione nello spazio parametrico
L’idea di Guerini e Staiano è che non siano le emozioni in sé a determinare la viralità, bensì la loro posizione nello spazio parametrico.
La ricerca su emozioni e Social
Il risultato di questa ricerca arriva a sostenere l’evidenza di un collegamento fra la viralità e particolari configurazioni di valenza, eccitazione e dominanza. «Queste configurazioni indicano chiare connessioni con il fenomeno distinto che sta alla base della comunicazione persuasiva», dicono. I post tendono a generare più commenti quando sono associati ad emozioni di eccitazione, come la felicità o rabbia, ed emozioni di impotenza, quali paura e tristezza. Tuttavia esiste una differenza fra le emozioni che portano a commentare piuttosto che a valutare un articolo. Guerini e Staiano spiegano che i post tendono a generare più commenti quando sono associati ad emozioni di eccitazione, quali felicità o rabbia, ed emozioni di impotenza, quali paura e tristezza. Al contrario, le valutazioni sullo stato emotivo trasmesso da un articolo sono più frequenti quando il contenuto è associato ad emozioni che i lettori sentono di poter controllare maggiormente. Le persone hanno le stesse probabilità di commentare o votare un post a prescindere dall’emozione positiva o negativa che questo può suscitare.
Il click baiting
La quantità di condivisone dei post, la viralità di una news, hanno un nome e delle strategie di osservazioni. Si chiama click baiting letteralmente “esche da click”, post e notizie studiate apposta per dare il meglio sul circuito dei social network e la cui missione è diventare virali, incuriosire il lettore, ottenere il maggior numero di click. Ma il click baiting riguarda la forma, non il contenuto. L’obiettivo è quello di dirottare gli utenti verso le proprie pagine. Spesso i contenuti saranno facili, trovati in rete senza troppa selezione, saranno veloci da fare e veloci da diffondere.