Solo sei le strutture chiuse in via definitiva
La chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari in Italia (OPG),una categoria di istituti che in Italia, a metà degli anni settanta, ha sostituito i vecchi manicomi criminali ospitano un totale di 1.547 detenuti di cui circa la metà sono ancora in attesa di destinazione. Solo sei sono stati definitivamente chiusi: Montelupo Fiorentino, Aversa (Caserta), Napoli, Reggio Emilia, Castiglione delle Stiviere (Mantova) e Barcellona di Pozzo di Gotto (Messina). La scadenza del 31 marzo 2015, già slittata tre volte, è stata rispettata solo parzialmente. Da oggi gli ex manicomi giudiziari non accetteranno nuovi ingressi. Ma alcune Regioni sono in ritardo con le nuove strutture che dovrebbero sostituirli. Il ricovero in OPG è previsto dall’articolo 222 del Codice Penale, su cui si è più volte espressa la Corte Costituzionale; la sentenza n. 253/2003 con cui la corte ne ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della parte dell’articolo che: «non consente al giudice di adottare, in luogo del ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario, una diversa misura di sicurezza, prevista dalla legge, idonea ad assicurare adeguate cure dell’infermo di mente e a far fronte alla sua pericolosità sociale». Nei prossimi mesi, gli internati torneranno nelle Regioni da cui provengono, presi in carico dalle Asl. Dovrebbero andare nelle Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza, luoghi meno afflittivi degli ospedali giudiziari. Ma ci vorranno dei mesi. Nel gennaio 2014 le persone recluse erano 880. Nel 2009 oltre 2000. Ad oggi sono meno di 700. Nelle Rems non c’è polizia, ma medici e infermieri. Addio celle sovrappopolate e luride, ogni residenza avrà 20 pazienti. In assenza di strutture «definitive» molti malati saranno dirottati verso sedi provvisorie. I dismissibili, circa 200, potranno invece accedere a percorsi terapeutici alternativi. Il Veneto è un caso estremo, per il quale il ministero della Giustizia ha deciso il commissariamento.
Il percorso dopo la chiusura degli OPG
Cosa succederà dal 1 aprile 2015 alle persone a cui viene riconosciuta l’infermità mentale e che devono scontare una pena restrittiva? I percorsi individuati dalla legge 81 del 2014 prevedono la dimissione nei casi di bassa pericolosità, e la presa in carico del Dipartimento di salute mentale regionale. Oppure l’accoglienza e l’assistenza in una Residenza per l’esecuzione della misura di sicurezza sanitaria (Rems), che a differenza dell’Opg non ha più né sbarre né agenti di polizia penitenziaria di guardia. Ma l’allarme è alto tra gli addetti ai lavoro a causa dell’insufficienza delle strutture. A confermare l’allarme è anche la Società italiana psichiatria, la Sip, che si è battuta contro gli «ergastoli bianchi» e per la chiusura degli «Opg-lager». «E’ un pasticcio», ammette il segretario nazionale «Ma è chiaro che serve una modifica del codice penale che, in caso di vizio totale o parziale di mente, consenta di detenere e curare in case circondariali le persone più gravi».