Innovare con responsabilità
La responsabilità sociale di impresa e l’impegno delle aziende verso la comunità sta cambiando in direzione dell’innovazione. Focalizzate per anni sulle politiche di corporate social responsability, oggi le grandi imprese stanno sperimentando forme nuove. Se ne parlo nello studio “Guidare l’innovazione attraverso il Corporate Impact Venturing”, dove Maximilian Martin, il fondatore di Impact Economy, racconta casi aziendali come quello di Ikea, sempre più consapevole dell’impatto dei suoi arredamenti sull’ambiente e dell’accresciuta sensibilità dei consumatori, che si è data una serie di obiettivi di sostenibilità attraverso l’utilizzo di materiali riciclati. Non solo. Quello della responsabilità sociale di impresa “E’ un fenomeno nascente indice di una trasformazione – spiega Mario Calderini, professore al Politecnico di Milano e curatore dell’edizione italiana dello studio. Le imprese sono impegnate da anni a rendicontare le proprie attività sociali, con interventi laterali rispetto all’innovazione dell’impresa. Ora cominciano a investire in innovazione sociale entrando direttamente con risorse proprie in imprese sociali, mutuando logiche dal ventural capital. Con un modello improntato a una maggiore efficienza ed efficacia”.
Limitate risorse per un pianeta in sofferenza
Che le limitate risorse disponibili vadano investite in modo efficace cominciano ad averne sempre più consapevolezza anche le istituzioni, che intervengono a supporto delle iniziative di social business. Lo fa negli ultimi anni l’Unione Europa. Ma anche il mondo della finanza, in cui cresce l’impact investing, cioè gli investimenti di banche, intermediari, risparmiatori verso investimenti che abbiano un impatto sociale, come ha messo in luce il report sul Social Impact Investment curato dalla Task force istituita in ambito G8 . Oltre alla normativa e al quadro dei soggetti coinvolti vengono descritte le declinazioni degli investimenti a impatto sociale, dal dono all’investimento vero e proprio in imprese socialmente responsabili. Infine vengono analizzati e discussi i vari strumenti di finanza sociale come il social impact fund, il social impact Bond, il social bond, il mini bond, il crowdfunding e il social lending, la microfinanza e gli strumenti tradizionali per il terzo settore. L’anno scorso l’European Investment Fund ha lanciato un fondo di fondi. Ma quali sono gli ambiti di investimento per il mondo della finanza? Quante imprese si possono esprimere? I settori sono l’assistenza sociale, la sanità, la cultura, lo sport, l’educazione. Un mondo che oggi vanta 12.570 coop per 10,1 miliardi di valore di produzione e circa 1.350 imprese sociali vere e proprie per un valore di 314 milioni. Secondo l’Osservatorio Ubi Banca su finanza e terzo settore “sono soprattutto le cooperative sociali che presumono di ottenere entrate principalmente da vendita di beni e servizi sul mercato a far registrare una previsione di andamento positivo per il 2015. Per l’anno in corso le cooperative sociali prevedono altresì stabilità rispetto al proprio fabbisogno finanziario”. Tra chi prevede investimenti (circa il 39% del campione) cresce sensibilmente il ruolo di supporto attribuito al sistema bancario (quasi il 40%, +8,5 punti percentuali rispetto al 2013), ascrivibile ad una minore capacità da parte delle cooperative sociali di rispondere internamente, attraverso il proprio patrimonio, alle esigenze di sviluppo e di investimento. Sono soprattutto le cooperative sociali di tipo B a prevedere un maggiore ricorso al sistema bancario ed in particolare quelle che operano nel settore dei servizi ambientali. Anche se in diminuzione rispetto al 2013 (dal 44,2% al 37,2%), l’autofinanziamento continua a rappresentare una fonte significativa di copertura finanziaria”. La maggior parte delle imprese sociali (41,2%) dichiara di prevedere entrate da contributi, convezioni, rapporti con la pubblica amministrazione e donazioni sostanzialmente stabili per il 2015, percentuale più bassa di quasi 10 punti percentuali rispetto alle stesse previsioni formulate dalle cooperative sociali; la percentuale di coloro che prevedono la crescita delle entrate risulta superiore per le imprese sociali (+14,7% rispetto all’8,8% delle cooperative sociali).