Stampare organi umani?
Le evoluzioni della stampa in 3D potrebbero in futuro riguardare organi umani. Stando ad alcuni dati, ogni giorno più di 120,000 persone negli Stati Uniti soltanto, hanno bisogno di un trapianto di organi per sopravvivere, e il numero di donatori è assai inferiore. Nel mese di gennaio 2015 sono stati eseguiti appena 2,577 trapianti. Questo è uno dei motivi per cui gli scienziati stanno esplorando l’ipotesi di ricorrere alla stampa 3-D o a tecnologie simili per produrre organi nel giro di pochi giorni. Non solo una capacità simile ridurrebbe il divario fra domanda e risorse, ma eliminerebbe la necessità di identificare dei donatori. Se infatti gli organi venissero creati sulla base delle cellule del paziente, i rischi di un rigetto verrebbero ridotti drasticamente. Gli scienziati non sono ancora vicini a raggiungere questo traguardo, ma stanno avanzando nella direzione giusta – stampando modelli accurati delle forme degli organi.
La start up americana leader nella stampa di organi
L’ultimo esempio arriva da una start-up americana specializzata in tecnologie bio-mediche che ha creato un fegato artificiale (ma ottenuto da cellule vive), stampandolo con una 3D printer, che ha funzionato perfettamente per 40 giorni filtrando tossine e medicine e battendo il precedente record, fermo a cinque giorni soltanto. L’attuale limite è il mantenimento in vita dell’organo più a lungo – attraverso una corretta alimentazione da parte di vasi sanguigni – e il trapianto. Il fegato è uno degli organi più replicabili in 3D perché da una piccola porzione può autogenerarsi completamente, inoltre può essere un aiuto complementare per i pazienti che non hanno bisogno di un organo intero. Il progetto in corso – la società si chiama Organovo – 3D Human Liver Project aiuterà anche a testare l’effetto di farmaci sull’organo in modo più profondo e accurato rispetto agli altri test da laboratorio.
L’orecchio bionico e la mandibola sono già realtà
I ricercatori della Princeton University hanno letteralmente stampato in 3D una protesi acustica che riprende in tutto e per tutto non solo il padiglione esterno, ma anche la “connessione” al cervello del nostro organo sensoriale. Di più: grazie alla tecnologia che nasconde, questo orecchio 2.0 può sentire cose che l’orecchio umano non può percepire. Anche la mandibola artificiale è realtà. E’ stata impianta a un’83enne originaria del Belgio. In seguito a una grave infezione alla mandibola si era vista costretta a un intervento chirurgico. Grazie a una stampante 3D che ha creato una perfetta protesi da applicare in sostituzione della mandibola malata il giorno seguente, la signora ha potuto già ingerire cibo e addirittura parlare.
Le stampanti 3D potrebbero davvero diventare in futuro le migliori partner tecnologiche dei laboratori medici e – forse – potranno far dire addio ai pericoli di rigetto e alla necessità di dover attendere la disponibilità da un donatore.