Economia Sociale: Mercato, Credito e Valore

Il primo appuntamento del ciclo di seminari "percorsi di economia sociale", che ha visto al centro del dibattito i temi mercato credito e valore, vantava nel panel la presenza del Senatore Stefano Esposito, relatore del nuovo Codice unico degli appalti in discussione al Palazzo Madama e dell'ex magistrato ed oggi assessore alla legalità del Campidoglio, Alfonso Sabella
Il primo appuntamento del ciclo di seminari “percorsi di economia sociale”

Il primo appuntamento del ciclo di seminari: un focus sullo status quo e sul nuovo codice unico degli appalti in discussione in Senato

Il massimo ribasso non è risparmio, ma un rischio concreto di decadimento della quantità e della qualità di servizi offerti, tramite appalto, dalla pubblica amministrazione ai cittadini e, soprattutto, un vantaggio competitivo lasciato, allo stesso tempo, a chi sfrutta la precarizzazione del lavoro, la corruzione ed il malaffare per aggiudicarsi gare pubbliche. Questo è uno dei temi centrali, insieme alle clausole sociali, del seminario “La riforma degli appalti pubblici. Opportunità per il Terzo Settore e Criticità Sistemiche” che si è svolto il 13 luglio a Roma presso l’aula Pietro Onida della Facoltà di Economia e Commercio dell’Università “la Sapienza” Di Roma. Si tratta del primo appuntamento di un ciclo di tre “Percorsi di Economia Sociale: Mercato, credito e valore” promosso dall’Osservatorio sul Non Profit presso la CCIAA  e dal Deap, il Dipartimento di Diritto ed Economia delle Attività Produttive presso l’Università degli studi di Roma “la Sapienza” (UniRoma1). A moderare il dibattito – introdotto da Daniele Vattermoli, direttore del dipartimento Deap de “La Sapienza”, da Pietro Abate, segretario generale della CCIAA di Roma, e da Maurizio Marotta, Coordinatore dell’Osservatorio del Non profit della CCIAA di Roma – Antonietta Consetino del dipartimento Deap de “La Sapienza” e Pina Rozzo Componente dell’Osservatorio del Non Profit della CCIAA di Roma.

Il primo seminario del ciclo “Percorsi di EconomiA Sociale:
Mercato, Credito e Valore”, promosso dall’Osservatorio sul Non Profit della Camera di Commercio di Roma e dal Dipartimento di Diritto ed Economia delle
Attività Produttive ha per tema “La riforma degli appalti pubblici. Opportunità per il Terzo Settore e criticità sistemiche

Maurizio Marotta, che oltre ad essere coordinatore dell’Osservatorio del Non Profit presso il CCIAA di Roma, promotore del ciclo di seminari insieme al Dipartimento Deap de “la Sapienza” è anche presidente della cooperativa sociale ed integrata Capodarco, un’impresa sociale sul mercato da quarant’anni, e del consorzio sociale CoIn – un gruppo composto da più di una ventina cooperative di Roma e del Lazio – due realtà di dimensione nazionale per fatturato ed addetti complessivi – puntualizza, “negli ultimi tempi si è parlato di cooperazione e di impresa sociale soprattutto in cronaca giudiziaria a causa del coinvolgimento dei dirigenti di alcune imprese in indagini della magistratura. Sia chiaro che le colpe di alcuni non possono essere generalizzate ad un intero settore che in questi anni ha sostenuto l’occupazione delle categorie più svantaggiate e sostenuto il welfare nel nostro Paese. Chi lo fa sta compiendo un’operazione mistificatrice. È giunto il momento di alzare la testa e, al di là del polverone mediatico e contro i poteri forti che ne minacciano l’esistenza, tornare a parlare di cooperazione sociale per quello che è: una realtà economica fondamentalmente sana, che crea occupazione e ricchezza nella comunità in cui opera, attraverso servizi al cittadino, di prossimità ed innovativi, effettivi e di qualità. Una realtà che, pur subendo come le altre il peso della crisi economica, ha saputo reagire meglio di altri, sostenendo la ripresa e continuando a funzionare da camera di compensazione del disagio sociale“.

Maurizio Marotta, coordinatore dell’Osservatorio del Non Profit della CCIAA di Roma, promotore, insieme al Dipartimento Deap de “La Sapienza”, del ciclo di seminari sull’economia sociale.

Questo ciclo di seminari, oltre a quello scientifico – evidenzia sempre Marotta, da tempo è impegnato in ogni sede nella promozione e nello sviluppo della cooperazione sociale ed integrata e, più in generale, dell’impresa sociale – ha anche lo scopo di offrire a tutte le parti interessate uno spazio di dibattito e di elaborazione su nuovi modelli d’impresa sociale e su come questi possano affrontare la sfida del mercato, al di là della tradizionale sussidiarietà con il pubblico. Si parla di riforma del terzo settore, sottolineandone l’importante significato economico e sociale a livello nazionale, e di riforma del Codice Unico degli Appalti Pubblici. Entrambi argomenti vitali per l’impresa sociale. In particolare il secondo, che stabilisce le regole del gioco e sul quale riteniamo ci siano due punti che è doveroso affrontare con coraggio e determinazione. Il primo è porre un freno disastro prodotto dall’illusionismo del massimo ribasso che, se da una parte promette alla Pubblica Amministrazione presunti favolosi risparmi, dall’altra crea, inevitabilmente, non solo disoccupazione, precarizzazione, servizi qualitativamente e quantitativamente scadenti, quindi ulteriori costi sociali generalmente superiori ai risparmi realizzati  – che spesso, nella realtà, non vengono poi affatto realizzati grazie a rivalutazioni dei costi del servizio, etc.”.

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Un video del 2013 racconta la realtà imprenditoriale della cooperativa sociale ed integrata Capodarco

“Il secondo – continua il coordinatore dell’Osservatorio del Non Profit della CCIAA di Roma – è la questione delle clausole sociali, che è poi strettamente legata al primo, se si vuole evitare che la concorrenza tra le imprese si faccia a colpi di ribassi scellerati e di dumping sociale. Nelle gare d’appalto occorre tutelare la continuità lavorativa dei lavoratori delle imprese soccombenti, altrimenti, magari si risparmia, ma con la macelleria sociale. Nelle gare d’appalto occorre pretendere che le imprese partecipanti siano in regola con le leggi che regolano l’assunzione e l’occupazione di persone provenienti dalle categorie protette, non domani, una volta assegnata la gara – che un escamotage si trova sempre -ma all’atto della presentazione dei documenti. Bisogna fare in modo che le maestranze siano locali, che la ricchezza la si crei sul territorio, che con questo ci sia un vincolo, e non che, per risparmiare, si esternalizzi il servizio, che so, in Albania o in Montenegro. Io credo che queste non siano condizioni vessatorie, ma di semplice buon senso e che servano a ristabilire un vero regime di concorrenza, mentre ora c’è il far west“.

Quanto all’impresa sociali, al grande scandalo, cerchiamo di essere realisti. Si tratta di una decina di realtà i cui dirigenti, se è corretto quanto emerge dalle indagini e stabiliranno in via definitiva i processi, hanno sbagliato e dovranno pagare. Attenzione, però, sotto processo non sono i soci-lavoratori, le imprese, ma persone per responsabilità personali. Mi sembra quindi un’enormità mettere sotto processo un intero sistema imprenditoriale per le colpe di pochi: neanche la magistratura ha mai detto questo. Il sistema cooperativo – italiano, laziale, romano – ha tutti gli anticorpi per reagire ed espellere le parti eventualmente malate. Come, ad esempio, dimostra l’iniziativa dell’Alleanza delle Cooperative Italiane contro le false cooperative, che ha raccolto in poche settimane 30mila firme solo nell’ambito della stessa cooperazione, conclude Maurizio Marotta in una dichiarazione raccolta da sociale.it a margine del seminario.

Appalti pubblici, verso un nuovo Codice Unico

Il Senatore Stefano Esposito, relatore a Palazzo Madama del nuovo progetto di legge di Codice Unico degli Appalti e commissario del Pd a Ostia, nel suo intervento ha affrontato i temi del massimo ribasso e delle clausole sociali a garanzia del reintegro dei lavoratori da parte di chi vince una gara e quello dell’assunzione di categorie protette o all’introduzione, come condizione di partecipazione ad una gara, di essere in regola con la legge 68/99, ormai comunque di fatto superata dal Jobs Act attraverso il ricorso per le aziende alla chiamata nominale.

Il senatore Stefano Esposito, relatore del nuovo Codice Unico degli Appalti , è anche Commissario del PD a Ostia

Limiti al massimo ribasso per rispettare professionalità e livelli minimi di manodopera

Allo stato attuale la bozza di Codice Unico degli appalti introduce delle limitazioni al massimo ribasso, secondo quanto affermato da Esposito, per quanto riguarda il reperimento di figure professionali che sono legate a dei costi tabellari, al di sotto dei quali non potrebbero scendere, anche per una questione di dignità della professione, e nel caso di attività ad alto impatto di manodopera, ovvero servizi in cui i costi delle risorse umane incidano per almeno il 50% del budget complessivo. “Posso comprendere che un imprenditore con una maggiore efficienza nell’organizzazione del lavoro possa offrire con 80 persone impiegate lo stesso livello quali-quantitativo di servizio che prima era offerto da 100, ma resto perplesso se me lo offre con solo 20 persone impiegate“, chiosa Esposito a tale proposito.

La sala Pietro Onida del Dipartimento Deap della Sapienza era gremito di docenti, studenti ed addetti ai lavori

L’introduzione delle clausole sociali

Per quanto riguarda, invece, l’impatto sociale delle gare, Esposito, proprio partendo dalla sua esperienza di amministratore pubblico nel torinese, ribadisce il paradosso di gare che, pur portando giustamente, con l’assegnazione, vantaggi non solo economici all’amministrazione, creano ricadute negative, come il licenziamento dei lavoratori di chi era precedentemente titolare del servizio oggetto di gara. Perdita di lavoro i cui costi sociali poi gravano in definitiva sulla comunità stessa. Secondo il Senatore del PD, non è solo una questione normativa, ma anche una questione di buon senso: già oggi, infatti e proprio partendo dai costi sociali della discontinuità lavorativa, è possibile porre clausole sociali a maggior tutela dei lavoratori, che impongano, a chi vince l’appalto, vincoli sull’inserimento lavorativo di chi era già precedentemente impiegato, il rispetto di contratti di categoria, la percentuale d’inserimento di categorie protette, l’inserimento di personale locale e via dicendo.

A febbraio il varo del Nuovo Codice degli Appalti

Il problema è sapere che si può fare e, in secondo luogo, farlo e questo sta a chi da l’indirizzo politico e a chi redige il capitolato. Secondo Esposito, il Nuovo Codice degli Appalti, il cui varo è previsto per il prossimo febbraio, servirà proprio a far chiarezza, dopo tanta opacità nel passato, tra ciò che è obbligatorio, ciò che è opzionale e ciò che è espressamente vietato. E a stabilire, una volta per tutte e per tutte le amministrazioni, come devono essere fatte le cose. L’altro aspetto, poi sono i controlli, che non sempre sono puntuali, ma la trasparenza sicuramente verrà incontro a chi è deputati a farli. Sempre grazie alla trasparenza e all’univocità della norma e della sua interpretazione – la precedente normativa sugli appalti fu interamente ribaltata in sede di regolamento attuativo – sarà anche più difficile appellarsi ad un interpretazione e bloccare le gare in sede amministrativa, in eterni rimpalli tra sospensive e merito, tra Tar e Consiglio di Stato, i cui guasti il cittadino paga in termini di costi e assenza di servizi, talvolta essenziali.

Alfonso Sabella, assessore alla Legalità del Comune di Roma ha raccontato la sua esperienza in Campidoglio

Economia sociale e pubblica amministrazione

Il contributo del Senatore Stefano Esposito, in diretta dalla commissione Lavori Pubblici e Comunicazione, di cui è vice-presidente, sullo stato dell’arte del Codice Unico degli Appalti, non è stato l’unico ad animare il seminario e ad arricchirlo di spunti di discussione. Gli altri interventi hanno contribuito a restituire, rispetto alle anticipazione offerte sull’attività legislativa in corso, il polso della situazione dalle varie realtà coinvolte. Erano presenti, infatti, Alfonso Sabella, magistrato in aspettativa e assessore alla legalità del Comune di Roma, che, anche alla luce di Mafia Capitale, ha raccontato cosa ha trovato al suo arrivo in campidoglio e le difficoltà che incontra ogni giorno per rimettere in carreggiata un’amministrazione disastrata, non solo dalla corruzione e dal malaffare, ma, spesso, dalla sua stessa impreparazione. Sono poi intervenuti, ognuno consegnando la propria esperienza sul campo e fornendo spunti di analisi e di riflessione, Felice Scalvini, Assessore agli affari sociali a Brescia, l’avvocato amministrativista Franco Dalla Mura, Diego Dutto, responsabile dell’Ufficio Legale della Legacoop ed, infine, Angela Ida Nicotra dell’Anac, l’Agenzia Nazionale Anti Corruzione.

Il prossimo appuntamento con il ciclo di seminari “Percorsi di Economia Sociale: Mercato, credito e valore” è con il seminario “Misurazione e valutazione degli impatti economici e sociali del Terzo Settore“, la cui data è ancora in attesa di essere fissata.