Helen Keller: sorda, cieca, un esempio per molti

Una giovane Helen Keller annusa un fiore: per fortuna le sensazioni olfattive non le erano precluse
Una giovane Helen Keller annusa un fiore: per fortuna le sensazioni olfattive non le erano precluse

Crescere senza vedere né sentire alla fine dell’ Ottocento, laurearsi, girare il mondo e diventare famosa.

Per quanto anche al giorno d’oggi la maggior parte dei disabili è lontana dal poter esprimere appieno le proprie potenzialità, 130 anni fa, quando la tecnologia e la medicina erano meno evolute di adesso, l’impresa era veramente improba. Eppure Helen Keller, donna sordo-cieca dell’Alabama, profondo sud degli Stati Uniti, ci è riuscita. Vediamo in dettaglio l’appassionante storia della sua vita, lunga e intensa.

A diciotto mesi, il buio…

Quando Helen venne alla luce nel 1880, era una bimba perfettamente normale, e molto probabilmente destinata ad una vita normale. Per i primi diciotto mesi fu in grado di vedere e di sentire, e, anche secondo le teorie della scienza moderna, fu quel “periodo di luce” a fornirle le basi cognitive per riuscire, anni più tardi, a comprendere pienamente il mondo che la circondava, e ad acquisire degli efficaci strumenti di interazione con esso. I bimbi sordo-ciechi dalla nascita, purtroppo, incontrano molte più difficoltà.

La casa di Tuscumbia, Alabama, dove Helen è cresciuta

Helen aveva già iniziato a parlare ed a camminare, quando, ad un anno e mezzo, fu colta da una forte febbre, probabilmente dovuta a scarlattina oppure a meningite. La febbre passò, ma la madre si accorse subito che Helen non reagiva più agli stimoli esterni come prima: la piccola aveva perso sia il senso della vista, che quello dell’udito.

I viaggi della speranza

Ma le madri, si sa, di solito non si arrendono facilmente. Per quanto Internet sia stato inventato più di cent’anni dopo, e le tecnologie di allora garantisssero un accesso alle informazioni enormemente più limitato, la madre di Helen si mise tenacemente in cerca di possibili trattamenti per sua figlia, ed alla fine riuscì nell’intento. Per incontrare i migliori specialisti americani, tra i quali Alexander Graham Bell, l’inventore del telefono, Helen e i suoi genitori si imbarcarono in viaggi all’epoca estremamente impegnativi: dal profondo Sud degli Stati Uniti arrivarono prima a Baltimore, e poi a Boston.

Helen insieme alla sua educatrice Anne Sullivan, un legame che durò quasi mezzo secolo

Qui il direttore del Perkins Institute for the Blind fece conoscere alla famiglia Keller la persona giusta: nel 1887 Anne Sullivan, una brillante ragazza ipovedente che si era da poco laureata presso lo stesso istituto, si imbarcò per l’ Alabama e andò a vivere nella piantagione della famiglia Keller.

Una bambina irrequieta

All’epoca Helen aveva 7 anni ed era una bambina estremamente irrequieta e capricciosa: evidentemente aveva capito di avere qualcosa di diverso dagli altri e si sentiva, in qualche misura, limitata.

Helen a sette anni con un cagnolino sulle ginocchia

All’inizio anche Anne non ottenne grandi risultati: riuscì ad insegnare ad Helen un alfabeto tattile che associava ad ogni lettera una parte delle mani che veniva toccata/pizzicata. Tuttavia in un primo momento Helen, pur riuscendo a riprodurre le parole che le venivano “scritte” sulle mani, non riusciva ad associarle al loro significato concreto: come se un bambino scrivesse la parola “acqua” senza capire di cosa si tratta.

L’acqua scorre, Helen si illumina …

Ad un certo punto, però, Anne ebbe un’idea geniale e risolutiva: chiese di essere isolata con la bambina in un cottage della piantagione, lontano dai suoi genitori. Probabilmente questi ultimi, pur nella loro grande dedizione, non riuscivano a trasmetterle la giusta fiducia in se stessa e la viziavano un po’. I risultati non tardarono ad arrivare. Un giorno Anne “scrisse” su una mano di Helen la parola “acqua” e contemporaneamente fece scorrere sull’altra sua mano l’acqua di una fontanella. Sembra che la scena fu drammatica: nel video qui sotto il relativo spezzone del film “The miracle worker”.

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Fu allora che Helen ebbe l’illuminazione e afferrò la connessione tra la parola e il concetto: quel giorno si sbloccò e molto presto imparò il significato concreto di molte altre parole che venivano scritte sulle sue mani, e che prima interpretava soltanto come delle noiose sequenze di “pizzicotti”. Ormai Helen era in grado di comunicare con il mondo, e non l’avrebbe fermata più nessuno.

Helen si trasferisce e si laurea a pieni voti

Fermata più nessuno, neanche dal punto di vista geografico: il futuro di Helen non poteva essere in Alabama, stato culturalmente molto arretrato che ha trascinato la segregazione razziale fino a non molto tempo fa. Negli anni della sua adolescenza e prima giovinezza, Helen, sempre seguita dalla fedele Anne, viaggiò molto sia per istruirsi allo stesso modo degli altri ragazzi, sia per affinare con metodi avanzati le proprie capacità comunicative. Dai 10 ai 16 anni, Helen frequentò prestigiose scuole per sordi a Boston e a New York, e cominciò a parlare: il suo eloquio all’inizio non era intelligibile dagli altri, ma con il passare degli anni lo divenne. Dai 16 ai 24 anni, studiò a Cambridge e riuscì a laurearsi a pieni voti in arte. Un risultato notevolissimo, considerando che Helen non era in grado di visualizzare pitture, sculture, monumenti, ecc., ma poteva solo immaginarli nella sua mente.

A convivere con Anne e John

Nel frattempo Anne Sullivan, che durante tutto il periodo dell’università aveva continuato a seguire Helen, aveva incontrato John Macy, un professore-giornalista dell’ Università di Cambridge che peraltro aveva anche lui dato un notevole aiuto a Helen nel perfezionare le sue capacità comunicative. Quando Helen aveva 25 anni, Anne e John si sposarono, e la portarono a vivere con loro; dopo qualche anno si separarono, ma Helen rimase sempre con la sua fedele Anne.

Un amore negato?

Per completezza vanno citate anche alcune pubblicazioni, basate su testimonianze di discendenti di personaggi vicini alle due ragazze, che sostengono che Anne avesse un comportamento estremamente possessivo nei confronti di Helen. Nel libro di Rose Sultan “Helen Keller true story“, l’autrice sostiene che Anne, ed anche la madre di Helen, arrivarono fino al punto di ostacolare una intensa storia d’amore nella quale Helen era coinvolta. Secondo l’autrice, ci riuscirono, d’altro canto non era difficile limitare la libertà di una ragazza che non era in grado di orientarsi autonomamente nello spazio. Fossero queste storie vere, si tratterebbe di una gravissima limitazione della libertà personale di Helen, e la prova che Anne non si comportava in modo disinteressato nei suoi confronti, ma guardava prima di tutto al suo interesse personale: un eventuale matrimonio di Helen avrebbe potuto significare la fine del suo lavoro e del suo stipendio.

In prima linea per i diritti

Presto, in ogni caso, la storia di Helen si diffuse anche al di fuori dello stato del Massachusetts, ed ella divenne una celebrità nazionale. Helen teneva spesso delle conferenze di grande successo dove raccontava con ardore della sua esperienza, dalla quale partiva per rivendicare i diritti dei ciechi, degli altri disabili, delle donne, che negli Stati Uniti acquisirono il diritto di voto soltanto tra il 1910 e il 1920. Tra il 1915 ed il 1924, Helen ebbe un ruolo di primo piano nella fondazione di varie organizzazioni, tra le quali l’American Civil Liberties Union, e partecipò a numerose campagne per raccogliere soldi, solidarietà e supporto per la causa dei non vedenti.

Helen Keller nel corso di una conferenza tenuta nel 1925

Scrisse anche numerosi libri, pubblicazioni e saggi, il più popolare dei quali fu la sua autobiografia “The story of my life”, che diventò un classico e fu tradotta in moltissime lingue. In molti dei suoi scritti non fece mistero delle sue idee socialiste, con ciò attirandosi le antipatie di alcuni giornali, che non esitarono ad affermare che i suoi orientamenti politici, in pratica, erano un “effetto collaterale” della sua disabilità!

Anziana, in giro per il mondo

Nel 1936, Anne Sullivan, ormai settantenne e diventata completamente cieca, venne a mancare. Il suo posto come assistente di Helen venne preso da Polly Thompson, che già lavorava da molti anni come segretaria di Helen. Polly rimase con Helen fino alla morte di quest’ultima, che avvenne 30 anni dopo; Helen fu quindi assistita per 49 anni della sua vita da Anne, e per altri 30 anni da Polly: è un bene oppure un male che abbia avuto delle assistenti così di lunga durata? Difficile dare una risposta. Negli anni della sua vecchiaia, Helen viaggiò anche più di quando era giovane: nel 1946, quando aveva già 66 anni, fu nominata Counselor delle relazioni internazionali della American Overseas Blind Legacy, e negli 11 anni successivi visitò 35 nazioni in 5 continenti, tenendo numerosi discorsi di ispirazione ed incoraggiamento per le persone in difficoltà.

Ricevuta da dodici Presidenti!

Verso gli 80 anni, Helen Keller fu colpita da una serie di infarti, e si ritirò a vita privata ad Arcan Ridge, nel Connecticut, dove trascorse serenamente gli ultimi anni della sua vita fino alla morte, occorsa nel 1968 a quasi 88 anni. Nel corso di una delle sue ultime apparizioni pubbliche, fu ricevuta a Washington da John F. Kennedy, che fu l’ultimo di una serie di ben dodici Presidenti degli Stati Uniti da lei incontrati, a partire da Grover Cleveland che la ricevette quand’era adolescente.

L’incontro del 1961 alla Casa Bianca tra John Francis Kennedy ed Helen Keller

Pur avendo trascorso 85 anni della sua vita – non i primi 18 mesi, ricordiamolo! – immersa nel buio e nel silenzio, Helen è riuscita a trascorrere una vita ricca, piena di soddisfazioni e di riconoscimenti, e a viaggiare molto più della media delle altre persone.

Un parallelo con la mia storia…

Concludo con una breve nota personale. La storia di Helen Keller mi ha particolarmente colpito perché ha, nella sua parte iniziale, alcune analogie con la mia storia. Anche io sono nato con un serio handicap, sia pure di natura motoria e non sensoriale, in un paese arretrato dal punto di vista medico qual’era, ed è tuttora, l’ Italia. Vari medici italiani avevano dato delle diagnosi completamente sballate, che lasciavano intendere che avrei vissuto una vita quasi da vegetale; ma i miei genitori non si sono arresi e proprio come quelli di Helen, mi hanno portato nel Nord-Est degli Stati Uniti, dove la medicina e la chirurgia erano infinitamente più avanti. Un metodo impiegato per migliorare la mia fluidità del linguaggio, resa più difficile da difficoltà motorie, ebbe l’ “effetto collaterale” di farmi imparare a leggere e a scrivere prima dei tre anni! Poi a sette anni, a New York, un tipo di intervento chirurgico che in Italia era sconosciuto, mi mise anche in condizione di camminare. Io non ho certo raggiunto la popolarità e i risultati di Helen, ma mi sono laureato in Matematica, parlo fluentemente due lingue straniere e adesso lavoro come Giornalista Pubblicista. Altro che il tragico quadro paventato dai medici italiani! La storia di Helen Keller e, un po’ più in piccolo la mia, dimostra che la serietà di un handicap dipende anche dal luogo nel quale si nasce, si cresce e si vive: sia io che Helen siamo nati nel luogo sbagliato, ma per fortuna i nostri rispettivi genitori hanno avuto la prontezza di riflessi di portarci nei luoghi giusti.