Dopo anni di lavori lenti e confusionari, la Metro C di Roma funziona finalmente con la tecnologia driverless.
“Dal letame nascono i fior”, recitava un brano di una famosa canzone di De André. Dal marasma dell’inefficienza e degli sprechi relativi al progetto della linea Metro C di Roma, spunta fuori un po’ a fatica una nuova tecnologia, che invece va nella direzione dell’efficienza e della razionalizzazione delle risorse. Si tratta della tecnologia driverless (senza guidatore) che avevamo ampiamente illustrato in questo recente articolo. Praticamente, i convogli della linea C, invece che dal tradizionale macchinista, sono manovrati da un sistema di automazione integrale. Questo sistema è già utilizzato a Copenhagen, Singapore e Parigi ma a Roma costituisce una novità. Un’altra novità è che su tutte le fermate sono installate le cosiddette porte di banchina che, come si vede dalla fotografia qui sotto, separano la stazione dai binari e si aprono soltanto quando arriva il convoglio.
Le porte di banchina presentano vari vantaggi, tra i quali quello di rendere più difficili i suicidi e, meno drammaticamente, gli smarrimenti di oggetti.
Il percorso
L’attuale percorso della Metro C va da Piazza Lodi, nel quartiere di San Giovanni, a Montecompatri, un paese dei Castelli Romani. Esso si snoda per 18 chilometri e comprende 21 stazioni. In futuro è previsto il prolungamento fino a Piazza San Giovanni in Laterano e poi al Colosseo, dove intersecherà rispettivamente le linee A e B.
Visto però che fino ad ora il progetto è andato avanti con estrema lentezza, è difficile fare ipotesi sulla data del suo completamento.
Mezzi più sicuri, veloci ed economici
Il convoglio della metropolitana si mette in moto automaticamente ogni mattina e poi procede senza alcun intervento umano. Il Posto Centrale di Controllo, situato presso il Deposito dei Graniti, è pronto ad intervenire in caso di problemi: i passeggeri possono comunicare facilmente con tale Posto tramite dei telefoni posizionati sui vagoni. E’ stato dimostrato, in ogni caso, che la tecnologia driverless implica una minor probabilità di errore rispetto ai veicoli guidati dall’uomo. Rispetto alla metropolitana tradizionale, quindi, il nuovo mezzo è più sicuro, ma i vantaggi non si esauriscono qui. Grazie alle nuove tecnologie, infatti, nel tratto da Piazza Lodi a Centocelle i convogli passano ogni sei minuti, una frequenza doppia rispetto a prima. Nel tratto rimanente, invece, la frequenza è rimasta invariata. Ovviamente poi l’assenza del macchinista e della cabina di guida porta ad un risparmio sia in termini di costi, sia in termini di spazio, con un maggior numero di passeggeri che possono essere trasportati.
I lavori: lentezza e sprechi
Alla metropolitana senza conducente si è arrivati tramite delle vicende molto travagliate, con i lavori che sono andati molto a rilento e con ingenti quantità di denaro che, a detta di molti, sono andate sprecate. Recentemente l’ ANAC, l’Agenzia Nazionale Anticorruzione, ha inviato alla Corte dei Conti un dossier di 44 pagine con tutte le incongruenze che hanno caratterizzato il progetto fin dal momento della sua nascita. Molto in sintesi, nel 2006 il “Consorzio Metro C”, il soggetto vincitore dell’appalto, aveva presentato il progetto della nuova metro senza aver preventivamente appurato la presenza di reperti archeologici.
Molti reperti sono stati scoperti soltanto in corso d’opera, con il percorso della metro che ha dovuto essere ridisegnato ben 45 volte, e con i costi che son aumentati di ben 692 milioni. Anche per lo stesso sistema driverless non è filato proprio tutto liscio: al momento della sua inaugurazione, nel novembre 2014, il software che lo faceva funzionare era pieno di bug e in un primo momento si è dovuto ricorrere di nuovo ai macchinisti. Poi, per fortuna, ha iniziato veramente ad andare in automatico.
Un barlume di modernità
Insomma, dell’ennesima storia di inefficienza che riguarda la capitale emerge, con la tecnologia driverless, un barlume di modernità e di efficienza. In quest’articolo avevamo parlato delle trasformazioni “smart” in corso d’opera ad Amsterdam; il momento nel quale Roma si potrà definire una “smart city” appare ancora lontanissimo, ma ogni piccolo passo in questa direzione va salutato con soddisfazione. Oltre che con un certo stupore.
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