Dati emersi da una ricerca della Food and Drug Administration statunitense
Chirurgia robotica, gli errori sono anche qui: in 15 anni sono morti 144 pazienti e più del 60% o degli incidenti è stato causato da malfunzionamento della strumentazione, mentre come per la chirurgia tradizionale, il resto può essere attribuito a errori dell’operatore. Sono questi i dati emersi dai registri tenuti dalla U.S. Food and Drug Administration. Alcune pratiche di chirurgia robotica sono poi più pericolose di altre: il tasso di mortalità in caso di operazioni alla testa, al collo o al torace è di 10 volte superiore rispetto ad altre forme di intervento. Eppure la chirurgia robotizzata ha visto un incremento notevole negli ultimi anni. Tra il 2007 ed il 2013 sono state eseguite negli Stati Uniti più di 1,7 milioni di procedure fatte con robot, la maggior parte delle quali in campo ginecologico ed urologico. «Eppure, non esistono studi sulla sicurezza e affidabilità di chirurghi robotici», dichiarano alla stampa medici del Rush University Medical Center di Chicago. Il registro tenuto dal US Food and Drug Administration prende il nome di Manufacturer and User Facility Device Experience e raccoglie segnalazioni obbligatorie e volontarie, inviate tra l’anno 2000 ed il 2013. I ricercatori hanno trovato più di 10,000 segnalazioni che fanno riferimento a procedure robotizzate, tra cui più di 1,500 che descrivevano un impatto negativo rilevante sul paziente.
Quali sono gli eventi più avversi riscontrati
I ricercatori descrivono i tipi di eventi avversi dividendoli in 5 categorie. Tra queste categorie sono incluse occasioni in cui la strumentazione è andata tilt, risultando in 193 pazienti ustionati tra il 2000 ed il 2013; una seconda categoria di incidenti raccoglie casi in cui componenti bruciate sono cadute nel corpo del paziente in più di 100 casi, uno dei quali è risultato nel decesso del paziente; una terza categoria comprende movimenti sbagliati della strumentazione, con 52 pazienti lesi e due defunti. Errori di sistema, quali la perdita della connessione video, hanno portato a quasi altri 800 eventi avversi. A volte la strumentazione è andata in corto circuito o ha prodotto scosse. Risultato: 193 pazienti ustionati tra il 2000 ed il 2013. È da notare come, nonostante il database contenga rapporti di 144 decessi durante operazioni chirurgiche robotizzate, sono pochissimi i resoconti dettagliati delle circostanze di questi incidenti. È chiaro però che più del 60% di questi incidenti è stato causato da malfunzionamento della strumentazione, mentre il resto può essere attribuito a fattori come un errore dell’operatore o al rischio inerente all’operazione stessa. Preoccupa il fatto che alcune forme di chirurgia risultino più pericolose di altre. «Il malfunzionamento di strumenti o dispositivi, ha influito sulla vita di migliaia di pazienti e squadre chirurgiche, provocando complicazioni e prolungando i tempi di procedura», concludono i ricercatori ma quello che non riportano nel loro studio però, è un confronto tra le stime di decessi e lesioni rispetto a procedure in cui siano assenti tecniche robotizzate. Senza questo dato, è difficile valutare se i robot stiano peggiorando la situazione o migliorandola. C’è forse spazio per migliorare queste tecniche avanzate.