Il futuro nella tecnologia dello stampato in 3D ci farà dire addio ai pesanti e fastidiosi calchi in gesso
Il primo ideatore di questo progetto rivoluzionario arriva dalla Nuova Zelanda, un giovane laureato alla Victoria University , Jake Evill che, dopo essersi fratturato una mano non si è voluto rassegnare all’idea di dover indossare il pesante e fastidioso gesso.
Il signor Evill ha così ideato la Cortex Cast, un esoscheletro che riproduce la conformazione ad alveare interna alle ossa sfruttando uno strumento che è divenuto di primaria importanza nella ricerca medica, ossia la stampa in 3D.
La funzione di Cortex, questo il nome del progetto, è di mantenere ferme le ossa da riparare per favorirne la rigenerazione, evitando al tempo stesso urti con oggetti esterni. Il grande vantaggio che offre questa struttura è che la maggior parte della cute non viene coperta evitando tutti quei fastidi che comportano le strutture di gesso, quali la naturale sudorazione della pelle, l’impossibilità di trovare sollievo con una doccia ed a volte anche il fastidioso prurito. Con questo nuovo sistema, invece, la cute non sarà coperta e l’aria è libera di circolare mantenendo i tessuti asciutti.
Per la realizzazione personalizzata di Cortex sono necessari tre passaggi: il tradizionale esame diagnostico ai raggi X per stabilire esattamente in quale punto è avvenuta la rottura, scansione in tre dimensioni della parte interessata per rilevarne con precisione dimensioni e conformazione ed infine la stampa in 3D del calco da indossare con un rinforzo supplementare per la zona lesa .
Ma la ricerca sui calchi 3D non si è fermata, ed è così che questa nuova “invenzione” ha ricevuto anche un premio, A’Design Award, proprio per la sezione dedicata alla tecnologia. A riceverlo è stato un designer industriale Deniz Karasahin con la sua idea Osteoid.
Rispetto ai modelli precedentemente progettati, di cui vi abbiamo parlato sopra, Osteoid incorpora anche un sistema di stimolazione ossea noto come LIPUS (Low-Intensity Pulsed Ultrasound). Quest’ultimo funziona mediante l’applicazione di “energia acustica transcutanea” alle ossa fratturate.
Questa energia a bassa intensità provoca delle sollecitazioni meccaniche a livello cellulare su entrambe le estremità dell’osso fratturato, stimolando i processi molecolari e cellulari coinvolti nella guarigione.
Con sessioni giornaliere di 20 minuti di LIPUS, secondo i suoi ideatori, è possibile ridurre il processo di guarigione del 38%, aumentando il tasso di guarigione dell’80%.
Questi due esoscheletri non possono che farci d’ impatto pensare ai film di fantascienza, alle armature futuristiche ed altamente tecnologiche, ma che nella realtà ci proiettano in un grandioso salto nel futuro della medicina grazie a ricercatori che sono sicuramente e fortunatamente anche un po’ dei sognatori.