Il terzo settore tra crisi e riforma
“L’economia della coesione nell’era della vulnerabilità”. Questo il tema dell’appuntamento di quest’anno con le giornate di Bertinoro sull’economia civile. Uno dei protagonisti di questo evento è Stefano Zamagni, economista, docente all’Università di Bologna e presidente di Aiccon, l’Associazione Italiana per la promozione della Cultura della Cooperazione e del Non Profit collegata ad all’università di Bologna, che promuove questa iniziativa, che può essere considerata l’equivalente nel sociale del Forum Ambrosetti, un appuntamento che da 15 anni a questa parte viene organizzato a Bertinoro, a metà strada tra Forlì e Cesena.
“La necessità di soffermarsi sul tema dell’impatto sociale generato dalle imprese sociali – ha spiegato Vita Stefano Zamagni al settimanale Vita – nasce dalla fase di passaggio che il Terzo settore italiano sta attraversando e che si lega inevitabilmente alla transizione da welfare state a welfare society, due modelli di welfare che si basano su altrettanti principi: quello redistributivo, il primo, quello di sussidiarietà, il secondo. Occorre passare dal doing good by doing well al doing well by doing good e su questo punto le cooperative sociale hanno un vantaggio competitivo di cui devono avere piena coscienza”.
Zamagni parteciperà martedì prossimo al Convegno su “Misurazione e valutazione dell’impatto economico e sociale del Terzo Settore“ nell’ambito del ciclo di seminari “Percorsi di Economia Sociale: Mercato, Credito e Valore”, promosso dall’Osservatorio sul Non Profit presso la CCIAA di Roma, di cui è presidente Maurizio Marotta, e dal Deap, il Dipartimento di Diritto ed Economia delle Attività Produttive presso l’Università degli studi di Roma “la Sapienza”. Si tratta di un convegno importante per capire, anche da lavoratori del sociale, cosa sia veramente il terzo settore e quale sia il valore aggiunto economico che produce al di là del Pil, in termini sociali e d’inclusione.
A Bertinoro c’era anche Luigi Bobba, già presidente delle Acli, oggi Sottosegretario al Welfare, che ha parlato della riforma del terzo settore in discussione in parlamento, che, soffermandosi sempre sul tema della valutazione dell’impatto sociale, ha invitato la cooperazione sociale “a non averne paura”.
“Oggi ci troviamo in una condizione simile a quella degli inizi degli anni Novanta quando la cooperazione sociale, prima ancora che fosse licenziata la legge istitutiva, – dice Luigi Bobba sempre a Vita – fu la risposta a bisogni sociali che non trovavano risposta, così oggi dentro una cornice di risorse scarse occorre trovare nuove vie per esigenze sociali che rimangono inevase. La riforma vuole essere una leva per liberare energie”. La cooperazione sociale “forte della sua esperienza nel coniugare economia e sociale non deve temere l’ingresso su un mercato sempre più competitive di soggetti con natura diversa: chi non accetterà questa sfida cadrà inevitabilmente ai margini”, conclude il sottosegretario al welfare.
Sia dalle parole di Zamagni che da quelle di Bobba – queste ultime con un che tra il minaccioso e l’apocalittico – traspare la prospettiva di una rivoluzione del welfare e dell’impresa sociale nel nostro Paese. Una rivoluzione che ci deve trovare pronti e, lo ripetiamo, protagonisti, anche e soprattutto nella stesura di una legge che ci riguarda e che fino ad adesso, complici anche le cronache, è passata fin troppo sotto silenzio.