Sepsi, la giornata mondiale
Sepsi la giornata mondiale celebrata in oltre 70 i Paesi in questi giorni. Un vocabolo poco noto che indica tuttavia una malattia tutt’altro che rara. Si è celebrata da pochi giorni la Giornata Mondiale della Sepsi, malattia che ogni anno colpisce 20 milioni di persone nel mondo con un tasso di mortalità dal 25% al 40%. Ogni anno sono colpite in Italia 6.000 persone. Cos’è questa malattia di cui si sente parlare ancora troppo poco? La sepsi è un’infezione batterica disseminata, causata da un’infezione, nella maggior parte dei casi da batteri, ma a volte anche da funghi o protozoi (come la malaria). I pazienti che sopravvivono alla malattia, continuano a combattere con diversi sintomi seri. La prevenzione è la prima arma per combattere la malattia; pertanto occorre accrescere la sensibilità e la diagnosi preventiva per rendere più efficaci le cure, sottolinea l’Associazione dei Microbiologi Clinici Italiani (AMCLI) in occasione della Giornata mondiale dedicata alla malattia. Questa malattia arriva a far registrare il 40-60 per cento di mortalità ospedaliera nelle forme più gravi, ma, come dimostrano le ultime ricerche, con l’adozione tempestiva di strategie di provata efficacia si può arrivare a ridurre questa incidenza in maniera significativa. Sono oltre settanta i Paesi che domani celebrano la Surviving Sepsis Campaign (Campagna di Sopravvivenza alla Sepsi). Decine di migliaia di medici, con l’aiuto delle società scientifiche nazionali e internazionali stanno realizzando, infatti, da molti anni programmi di educazione e gestione della sepsi. Materiale informativo, video, poster, questionari saranno a disposizione dei cittadini per una maggiore informazione su questa malattia che nel mondo colpisce oltre 26 milioni di persone. Le ultime ricerche dimostrano che con l’adozione tempestiva di strategie di provata efficacia, sia possibile ridurre in maniera significativa la mortalità ad essa associata. E’ fondamentale una rapida diagnosi e una corretta terapia antibiotica. La sepsi può colpire chiunque senza distinzione di età, sesso, condizioni di salute anche se sono più esposte le persone con ridotte difese immunitarie, anziani e bambini. La prevenzione, che si attua attraverso programmi di controllo delle infezioni che dovrebbero essere attivati in tutti gli ospedali, resta una delle migliore terapie. La ricerca è progredita in tutti gli ambiti: dal miglioramento delle conoscenza patologiche alla identificazione precoce del paziente, dalla terapia antibiotica alle terapie di supporto ma la mortalità è ancora molto alta. Secondo il presidente della Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva (Siaarti) Massimo Antonelli, “la battaglia contro la Sepsi e lo schock settico vede gli anestesisti rianimatori in prima linea. Il successo può essere garantito solo attraverso una collaborazione multispecialistica con infettivologi, microbiologi chirurghi. Il precoce riconoscimento e il trattamento immediato sono i capisaldi del successo”.
Domande su una malattia non così rara
Queste le 10 domande più ricorrenti sulla sepsi:
1) È pericolosa? In Europa si verificano circa 400 casi di sepsi su 100.000 abitanti ogni anno, un’incidenza che supera quella dell’infarto del miocardio e dei tumori. In Italia si stima che ci siano 60.000 morti all’anno per sepsi.
2) Chi mi può aiutare?
Il tuo medico di famiglia potrà essere il primo che individua una possibile infezione ed inizia il trattamento. Molto spesso fattori predisponenti del paziente, quali età avanzata, utilizzo di terapie immunosoppressive, presenza di malattie croniche, fanno sì che la terapia di prima linea non sia sufficiente e si renda necessario l’accesso in ospedale per un ricovero.
3) Come faccio ad accorgermene?
È necessario chiamare il medico o recarsi in pronto soccorso in caso di: febbre alta (oltre 38,5 gradi che non passa per 24-48 ore nonostante gli antifebbrili) soprattutto se accompagnata da fatica a respirare, malessere e ipotensione con svenimenti; riduzione consistente della diuresi per 24-48 ore; stato di coscienza alterato; gonfiore alle gambe o alle braccia; comparsa di petecchie. Nei bambini sono ulteriori importanti campanelli di allarme il vomito, il mal di testa e la sonnolenza.
4) Come faccio a curarmi?
Se l’infezione è localizzata, il trattamento a domicilio con antibiotici può essere sufficiente. Nei casi più gravi, è necessario il ricovero in ospedale, talvolta in terapia intensiva per un trattamento rianimatorio delle funzioni vitali che vengono messe in crisi dalla sepsi. L’esperienza degli ultimi 10 anni ha dimostrato che l’applicazione adeguata nel tempo e nei modi dei trattamenti riduce significativamente la probabilità di morte per sepsi.
5) Come posso prevenirla?
La prevenzione delle infezioni è uno dei modi migliori per prevenire la sepsi. Molti dei progressi della medicina moderna aiutano a combattere le malattie primitive ma vanno a indebolire il nostro sistema immunitario (chemioterapia, cortisone, farmaci immunosoppressori per trapianti o malattie autoimmuni, etc…) aprendo la strada a malattie gravi come la sepsi stessa. Un ruolo fondamentale lo ricopre l’igiene delle mani! Lavarsi accuratamente le mani è il singolo fattore più importante nel ridurre il rischio di sepsi in strutture sanitarie e nella comunità (supermercati, strade, negozi, uffici, etc…). Almeno il 20% dei casi di sepsi contratte nelle strutture sanitarie sono prevenibili attraverso il rigoroso rispetto delle norme igieniche.
6) Dove la trovo?
La diffusione dei germi responsabili è ubiquitaria, dalla comunità dove troviamo microrganismi più sensibili, fino agli ospedali dove i germi continuamente sottoposti ai trattamenti antimicrobici sviluppano sempre maggiori meccanismi di resistenza, risultando quindi più difficili da trattare e debellare.
7) Chi sono i responsabili della sepsi?
La sepsi è causata per lo più da batteri, ma anche da virus o funghi o protozoi.
8) Le vaccinazioni sono utili?
“Vaccinare i bambini protegge i loro nonni”. La vaccinazione dei bambini conduce a un meccanismo più grande conosciuto come “immunità di gregge”, interrompendo catene di infezione e conseguente minor numero di malattie.
9) Gli antibiotici fanno male?
No, l’antibiotico cura l’infezione. Tuttavia, l’uso indiscriminato di antibiotici deve essere fermato, perché la loro eccessiva somministrazione negli ultimi anni ha portato ad un drastico aumento della presenza di batteri resistenti.
10) Perché non ne ho sentito mai parlare prima?
Parole come “sepsi” non generano altrettanto allarme, pur descrivendo una patologia che colpisce ogni in Italia ogni anno migliaia di persone (più del tumore al seno e alla prostata messi insieme) e con una probabilità di morte per le forme gravi (circa un terzo) superiore a quella di patologie come l’infarto del miocardio e l’emorragia cerebrale. Anche in ambito sanitario la sepsi è un nemico spesso sottostimato e contro il quale si utilizzano frequentemente risorse diagnostiche e terapeutiche insufficienti nei tempi e nei modi.