La Pubblica Amministrazione fatica ad adeguarsi.
Fatturazione elettronica, ancora ritardi nella Pubblica amministrazione. Non saranno rispettati i tempi fissati dall’Agid, costretta rimandare di un anno a fine 2016 l’adozione obbligatoria del sistema pagoPA, fissata in precedenza a fine 2015 come già su Sociale avevamo raccontato. Un ritardo di un anno sui programmi per consentire agli enti pubblici di mettersi in regola. L’anomalia è che non è prevista nessuna sanzione per gli enti inadempienti e che in questo modo l’obbligo di fatturazione elettronica rischia di fare la fine del POS obbligatorio, per la cui mancata adozione non è prevista per legge alcuna sanzione ma soltanto un sollecito di cui si può non tenere conto. L’articolo uno della Riforma della PA dice che il digitale è la chiave fondamentale del cambiamento ed è necessario che venga attuato concretamente. Ma le norme non bastano, e la mentalità nel nostro paese ancora non è molto digitale. La parola d’ordine, almeno negli intenti su carta, del “Digital First” è ormai irrinunciabile. E’ stimato che “il 45% dei pagamenti in Italia avviene verso la PA. La diffusione dei pagamenti digitali nella PA, quindi, con la conseguente riduzione del contante, non rappresenterebbe una limitazione a danno del cittadino, ma – al contrario – un aumento delle possibilità di scelta e quindi un aumento della libertà individuale di ognuno di noi.
Enti pubblici e fatturazione elettronica: la diffusione
E’ molto frammentata e a macchia di leopardo l’adozione della fattura elettronica negli enti pubblici, dove il sistema di pagamento virtuale è obbligatorio dal 6 giugno 2014. Ma sono ancora troppi gli uffici di ministeri, regioni, province e scuole dove il sistema PagoPA non è ancora presente, con un ritardo che si riverbera inevitabilmente sullo sviluppo uniforme del nuovo modello di pagamento, che insieme allo Spid e all’Anagrafe digitale è uno dei tre capisaldi dell’Agenda Digitale del paese. Alcuni casi di eccellenza però ci sono, e riguardano il ministero della Giustizia e quello dell’Interno, che complessivamente hanno scambiato circa un milione di fatture elettroniche, su un totale di 10 milioni di file elettronici inviati dalle imprese e gestiti dal Sistema di interscambio (Sdi), l’infrastruttura gestita dall’Agenzia delle Entrate e Sogei al 30 giugno 2014 (dati Agid). Ma all’appello ancora troppi enti della PA, con il 40% degli sportelli delle Regioni che non ha mai ricevuto un file di pagamento elettronico, seguiti da quelli delle Province, con il 20%, le forze di Polizia (19%) le Asl (11%) e l’Università (9%). L’8% delle fatture inviate alle scuole, infine, viene respinto per errori di vario genere. A fine giugno 2015 erano ancora 307 le amministrazioni pubbliche ancora non iscritte al sistema, di cui il 21% riguardano enti che gestiscono parchi naturali e aree ambientali protette, seguiti a sorpresa da agenzie ed enti turistici e dai consorzi interuniversitari di ricerca. Anche le aziende stentano ad adeguarsi: se il 75% delle aziende usa la fattura elettronica tutti i giorni per esigere i pagamenti dalla Pa, il 22% delle Pmi del paese non ne ha mai emessa nemmeno una.