Il presidente dell’anticorruzione Cantone, davanti a Concooperative insieme al Ministro Delrio e al Sottosegretario Baretta, evidenzia il ruolo positivo dell’impresa sociale e la necessità di sostenerne lo sviluppo
Non è una retromarcia, ma quasi. Dopo mesi d’indifferenza, se non di fastidio, nei confronti della cooperazione sociale, Raffaele Cantone, Presidente dell’Anac, l’Autorità Nazionale anti-corruzione esce allo scoperto e dice la sua sulla cooperazione sociale: sì al 5% di appalti pubblici riservati alle cooperative. Come se non bastasse ribadisce il suo no al massimo ribasso. Per il coming out l’ex magistrato sceglie una platea qualificata ed agguerrita, quella del convegno “La Funzione Sociale della Cooperazione: tra economia e legalità“, organizzato da Confcooperative il 27 ottobre a Roma.
“Le gare al massimo ribasso vanno eliminate e la quota del 5% di riserva degli appalti alle imprese che occupano persone svantaggiate va salvaguardato. Le cooperative – ha affermato Cantone – guardano alle persone prima che al profitto perché sono promotrici di economia sociale. Le inchieste giudiziarie hanno risvegliato attacchi strumentali in chi da tempo voleva colpire la cooperazione».
Il Governo schierato con la buona cooperazione
A rincarare la dose anche il ministro delle infrastrutture, Graziano Delrio, che torna sull’argomento cooperative ed appalti pubblici ribadendo che “con la riforma degli appalti, nel nuovo codice, aboliremo le gare al massimo ribasso” senza mancare di far notare, una volta di più, che “le cooperative sono generatrici di fiducia, sono le imprese del bene comune che devono lavorare per insegnare valori e costruire reti tra persone sul territorio”.
“Bene la necessità di rafforzare gli anticorpi per isolare il malaffare prima che diventi un’epidemia – ha aggiunto infine il sottosegretario all’Economia Pierpaolo Baretta – che ha ribadito come le gare al massimo ribasso portino solo a un’interruzione della catena del diritto. Rispetto al crescere della domanda di welfare le cooperative devono salvaguardare il loro spirito mutualistico”.
Gardini, Confcooperative: tolleranza zero
Il presidente di Confcooperative Maurizio Gardini, aprendo i lavori aveva esordito evocando “tolleranza zero verso quei pochi che gettano discredito sui tanti che lavorano onestamente. La corruzione la prendiamo per le corna per mettere fuori chi getta discredito sulla casa della cooperazione”, facendo riferimento alla raccolta di firme per la legge d’iniziativa popolare contro le false cooperative, promossa dall’Aci, l’Alleanza delle Cooperative Italiane, che presto inizierà il suo iter parlamentare.
“Le cooperative nella crisi hanno dato un contributo prezioso alle reti sociali ed economiche del paese. Da noi il motto è un utile in meno ma un occupato in più. Con il governo e la magistratura lavoreremo per rivedere regole e norme che possano alzare gli anticorpi contro la corruzione”, ha concluso Gardini.
Sembra quindi il ristabilirsi un clima se non più sereno, almeno dialogante tra politica, esecutivo autorità di controllo del mercato e mondo della cooperazione sociale. Tutto il contrario di quello che sta accadendo a Roma, e di cui abbiamo parlato nel numero scorso, dove l’assessore Alfonso Sabella, ha preparato una bozza di delibera sugli appalti pubblici che esclude la riserva del 5 % delle gare alle cooperative sociali, e non prevede né divieto di massimo ribasso, né clausole sociali, creando i presupposti per l’archiviazione definitiva di ogni servizio sociale di qualità e di progettazione partecipata del welfare nella Capitale e mettendo alla porta decine d’imprese sociali e centinaia di lavoratori già duramente toccati dalla crisi. Per fortuna che la caduta della giunta Marino abbia fermato lo scempio.