Nella Regione Lazio un quarto dell’intero deficit sanitario italiano
Sebbene la notizia precedente parta da un dato negativo, quello dell’evasione del ticket, essa registra un elemento positivo come una radicale inversione di tendenza nel recupero dei crediti da parte dell’amministrazione. Non si può dire altrettanto, però, per quanto scaturisce da un’indagine del Crea Sanità – Consorzio per la Ricerca Economica Applicata in Sanità – dell’Università di Tor Vergata. L’Istituto di ricerca, infatti, nel suo 11° Rapporto Sanità, evidenzia che, se lo squilibrio finanziario della spesa sanitaria regionale sembra un problema quasi del tutto superato a livello nazionale, il Lazio fa eccezione con un debito che è pari al 26,7 % di quello complessivo. In soldoni, questo si traduce in un addizionale regionale Irpef nel Lazio del 23,7 % più alta rispetto alla Lombardia o del 62 % rispetto al Veneto fino all’88% in più di quanto versa un cittadino della Basilicata, la regione con l’aliquota più bassa. Stessa considerazione per l’Irap laziale rispetto a quella delle altre regioni, ma questa volta con differenziali percentuali ad una sola cifra. Si pagano più tasse, è vero, ma l’efficienza resta lontana all’ombra della Pisana se già nei primi 7 mesi del 2015, solo per la spesa farmaceutica il Lazio ha sforato di 244 milioni di euro il tetto massimo di spesa annuale programmato dal ministero della Salute per la Regione, risultando tra i fanalini di coda della sanità pubblica italiana, oltre in questo anche in altri indicatori. Record anche per il deficit delle Aziende Ospedaliere, con perdite per oltre 660 milioni di euro complessivi nel 2014 ed il primato del San Camillo – Forlanini, azienda ospedaliera con il disavanzo più alto a livello italiano: più di 158 milioni che mancano all’appello per far quadrare il bilancio.