Si rinuncia alle cure sanitarie per la crisi economica e per i tempi di attesa.
La rinuncia alle cure sanitarie in Italia, lo rileva il Censis. Durante lo scorso anno, nel 41,7% delle famiglie italiane almeno una persona ha dovuto rinunciare a una prestazione sanitaria. La causa? Oltre alla crisi, anche le lunghe liste di attesa nella sanità pubblica e i costi proibitivi di quella privata. È quanto emerge dal rapporto “Bilancio di sostenibilità del welfare italiano” presentato a Roma in questi giorni e realizzato dal Censis per il Forum Ania-Consumatori, che è stato presentato durante il convegno: “Le prospettive del welfare. Verso uno stato sociale sostenibile”, che si è tenuto il 20 ottobre a Roma. L’indagine, che si è basata sui dati riferiti al 2014, ha rilevato che circa la metà dei nuclei familiari italiani ha dovuto rinunciare ad almeno una prestazione di welfare (sanità, istruzione, socio-assistenza e benessere). Il maggior numero di persone che sono state costrette a farne a meno risiedono nei comuni che hanno al massimo diecimila abitanti (dove oltre il 59% delle famiglie ha razionato le spese nel welfare), nelle regioni del Sud e delle Isole.
Alcuni dati
Il 53,6% degli intervistati è convinto che la copertura dello Stato sociale si sia ridotta. Pertanto, paga di tasca propria molte delle prestazioni che un tempo venivano fornite dal Sistema sanitario nazionale. In particolare, il 18% della spesa sanitaria totale è a carico dei cittadini: oltre 500 euro procapite all’anno. In Francia, invece, la percentuale si ferma al 7%, mentre in Inghilterra al 9%.. Nel 2014, il 32,6% delle famiglie italiane ha pagato almeno una prestazione di welfare senza ricevere fatture o ricevute. Oltre il 21% dei cittadini ha pagato in nero visite medico-specialistiche, il 14,4% visite odontoiatriche e l’1,9% prestazioni infermieristiche. Il fenomeno è risultato particolarmente elevato nel Meridione, dove il 41% degli intervistati ha pagato le prestazioni in nero. La situazione migliora al Centro, dove negli ultimi dodici mesi non ha ricevuto la fattura il 36,4% degli intervistati. Nel Nord-Ovest, invece, la percentuale si ferma al 28,6%. Nel Nord-Est, infine, la pratica risulta meno diffusa: solo il 17,1% dei cittadini ha pagato una prestazione in nero.