La qualità della vita
Il punto sulla malattia di Parkinson passa per la sfida a raggiungere una buona qualità della vita. Il numero dei malati di Parkinson, nei prossimi anni, è destinato a crescere, soprattutto in conseguenza dell’aumento dell’aspettativa di vita. In Italia, la ricerca in Neurologia è pronta ad affrontare questa nuova sfida e sta lavorando per trovare soluzioni terapeutiche innovative, in grado di curare in modo efficace la malattia. Il nostro Paese offre strutture d’avanguardia per la ricerca e la cura, e assicura ai pazienti trattamenti adeguati, attività riabilitative e interventi chirurgici adeguati. L’obiettivo, in ogni caso, è garantire una sempre migliore qualità di vita alle persone colpite da Parkinson nel corso delle diverse fasi di progressione della patologia.
Seguire passo dopo passo i pazienti per prevenire
Per un’ottimale presa in carico del paziente è necessario seguirlo sin dall’esordio della sua malattia, indirizzarlo verso centri dedicati e consigliare le soluzioni migliori in ciascun periodo della sua esistenza e della sua battaglia contro la malattia. Nelle fasi più avanzate, può essere necessario il ricovero in strutture specializzate o in centri di riabilitazione. Il trattamento dei pazienti giovani necessita di altre strategie terapeutiche rispetto ai pazienti in età avanzata. I segnali di allarme del Parkinson – come la lentezza nell’esecuzione dei movimenti, tremori, alterazioni della postura e a volte le cadute – possono limitare le attività quotidiane dei pazienti. Quando i sintomi aumentano è necessario iniziare le terapie farmacologiche. La ricerca intanto non si ferma e proseguono gli studi per arrivare alla definizione di una terapia mirata sul meccanismo alla base della malattia. Il presupposto di questi studi è che non si possa ormai ritenere sufficiente un intervento terapeutico limitato ai sintomi di tipo motorio, ma che sia necessario approfondire quali siano i meccanismi fisiopatologici che innescano la patologia, e così agire direttamente sulle cause. ll Parkinson è la malattia neurodegenerativa più frequente dopo l’Alzheimer e solo in Italia interessa 230.000 persone, di cui 2/3 presentano la malattia conclamata. La malattia in generale rappresenta “subito” un evento negativo che coinvolge non solo il malato, ma anche i familiari. La convivenza con la malattia di Parkinson richiede al malato e alla sua famiglia una capacità di adattamento continua, in relazione all’evoluzione della malattia. Il malato e la sua famiglia dovranno confrontarsi con una malattia che va curata per tutta la vita con costanza e che richiede attenzione ai cambiamenti che man mano si presentano e continui aggiustamenti della terapia. Oggi è ancora difficile parlare di prevenzione: non ci sono strategie che consentano una diagnosi precoce. Sarebbe importante individuare marker biologici che consentano di dimostrare la sofferenza dei neuroni. L’individuazione di biomarker in grado di dimostrare alterazioni di sistemi sia motori sia non motori, potrebbe rappresentare un’occasione decisiva per la diagnosi precoce della malattia.