La salute dei migranti in Italia

La salute dei migranti

Il bisogno di cure dei migranti

La salute dei migranti in Italia: il 5% dei migranti arrivati in Europa ha bisogno di cure secondo i dati emersi alla Conferenza dell’Oms Europa a Roma. Nella conferenza è anche emersa l’esigenza di dati epidemiologici affidabili, la formazione degli operatori, strategie affidate a un’attenta pianificazione e soprattutto il rispetto dei principi di equità, solidarietà e dei diritti umani. Nei giorni scorsi a Roma si sono incontrati gli alti rappresentanti del settore sanitario dei 53 paesi della Regione Europea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e di altre organizzazioni internazionali per fare il punto sulle priorità d’intervento relative agli spostamenti su larga scala di rifugiati e migranti in Europa. L’obiettivo è concordare un approccio comune per la loro salute, che sarà sintetizzato domani in un documento finale che fungerà da piattaforma per la prossima conferenza dell’Oms Europa, a settembre 2016.

Alcuni numeri

Nel 2015 sono entrati nella regione europea oltre 700.000  rifugiati e migranti, in aggiunta ai 2 milioni di rifugiati in Turchia. Moltissimi sono donne e bambini. Per le prime si tratta spesso di vivere un dramma nel dramma oggetto come sono di violenze, stupri o riduzione in schiavitù. Mentre i minori arrivano in condizioni, se non fisiche, psicologiche terribili.  Fino al 5% di queste persone che arrivano alle nostre frontiere richiede assistenza medica, essenzialmente per problematiche conseguenti al lungo viaggio e alle circostanze disagiate in cui si sono trovate. Per lo più presentano lesioni accidentali, ustioni, ipotermia, episodi cardiovascolari, gravidanze e complicanze legate al parto, o malattie croniche come diabete o ipertensione. Molto difficilmente si tratta di patologie gravi d’importazione, come ebola o tubercolosi ma a volte i media si concentrano su questo, alimentando ancora più paura e pregiudizio. Mentre al centro dell’agenda sanitaria, è il tema delle vaccinazioni. A questo proposito, Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), Unicef e Organizzazione mondiale della sanità (Oms), hanno firmato un accordo sui principi generali della vaccinazione di rifugiati, richiedenti asilo e migranti nella Regione europea, che prevede di somministrare i vaccini anti-morbillo, parotite, rosolia alle persone che intendano rimanere in qualsiasi Paese della zona per più di una settimana.

La situazione dei vaccini

Intanto in Italia, negli ultimi due anni sono già stati vaccinati 100.000 migranti dei 263.00 arrivati via mare. Quanto a presa in carico e assistenza sanitaria, il nostro Paese è una pratica riconosciuta. «Non abbiamo avuto una sola epidemia, eppure abbiamo avuto centinaia di falsi allarmi – ha detto alla stampa il ministro della Salute Lorenzin – decine e decine riguardanti ebola. I nostri ospedali hanno accolto migliaia di persone, gestito un numero altissimo di parti e malattie secondarie. Le nostre navi sono le uniche con sale operatorie a bordo. E – è la chiosa rrivolta agli altri Paesi – abbiamo fatto tutto da soli, in piena crisi economica, rispettando il patto di stabilità e i limiti interni». Lorenzin ha poi ricordato la peculiarità della situazione italiana, strettamente connessa alla sua collocazione geografica. “Negli anni precedenti all’aumento dei flussi di terra il nostro Paese è rimasto da solo. In tante occasioni istituzionali europee e anche in Commissione abbiamo evidenziato più volte questa dinamica, rimanendo purtroppo inascoltati per molto tempo”.