La normativa italiana e le società benefit
In arrivo le Società Benefit: la normativa italiana riconosce il modello adottato da Kickstarter di cui abbiamo già parlato sul nostro portale. Con l’approvazione della Legge di Stabilità l’Italia riconosce la forma giuridica della Società Benefit: questo significa che insieme all’impegno di distribuire dividendi agli azionisti un founder può aggiungere fra gli obiettivi sociali legalmente protetti la vocazione ad avere un impatto positivo sulla società. Ma che esigenza c’è stata di una nuova forma giuridica? All’origine della nascita delle Benefit Corporation americane e della volontà di importarle nel sistema normativo italiano c’è la volontà di alcune startup di fare impresa e sentirsi parte sana di un sistema complesso mantenendo la propria indipendenza economica. Il desiderio di alcuni founder di proteggere la propria mission di fronte a esigenze puramente finanziarie degli azionisti ha fatto nascere in America il sistema delle B Corp. Prima la nonprofit B Lab ha creato dal 2006, il protocollo B Corp, un sistema di misurazione degli impatti ambientali, sociali ed economici delle aziende. Poi, dal 2010, B Lab ha introdotto la forma giuridica di Benefit Corporation. Il modello consente alle imprese di inserire nell’oggetto sociale l’impatto positivo sul pianeta e le persone, a patto di impegnarsi a misurare una serie di indicatori sociali e ambientali, renderli pubblici e incaricare una persona responsabile.
Una piattaforma di job sharing
Fra le ultime iniziative c’è la piattaforma di Job Sharing Croqqer, una startup già operativa e certificata B Corp in Olanda che sta affrontando lo stesso percorso in Italia, anche se dovrà aspettare almeno 6 mesi per poter essere misurabile negli impatti e quindi certificata. Il marketplace consente lo scambio di servizi di vario tipo a fronte di un pagamento, di uno scambio o anche gratuiti su base volontaria e prevede a livello locale un team di Community Manager per facilitare le operazioni. “The B Corp Handbook” è un manuale che descrive, anche con decine di testimonianze, motivazione, vantaggi e percorso per diventare B Corp. Tra i vari indici da rispettare che garantiscono di tenere lontani gli speculatori c’è ad esempio la forbice fra vertici e dipendenti, un gap che non può superare il rapporto 10 a 1, mentre nel rapporto di qualche anno fa di Fortune 50 un amministratore delegato poteva ricevere una remunerazione superiore di 379 volte a quella di un dipendente. Ad oggi le B Corp italiane sono 11 e l’obiettivo di queste è di muoversi all’unisono nel convertirsi da Srl e Spa in Società Benefit. L’ultima ad aver ottenuto la certificazione, ottenendo il punteggio record per l’Italia di 132, è Cometech, una società che si occupa di cardioprotezione. Intanto anche qualche incubatore, per esempio Impact Hub Roma, sta valutando di diventare B Corp, analogamente a Impact Hub San Francisco. Il movimento italiano è animato da aziende del settore aerospaziale come D-Orbit e da piccole software house come Mondora.