A breve Facebook comincerà a far girare un programma in grado di scoprire i neologismi, e di rilevare i contesti nei quali vengono utilizzati
Facebook brevetta un algoritmo per scoprire i neologismi che stanno entrando nel linguaggio comune. Ogni lingua muta ed evolve a ritmi piuttosto rapidi: il progresso tecnologico ed informatico generano continuamente nuovi vocaboli; le relazioni fra persone di lingua differente, grandemente facilitate da Internet, portano le lingue a mescolarsi sempre di più; il potere di risonanza dei Social Network è diventato tale che magari un utente un giorno si inventa una parola e rapidamente quella parola entra a far parte del linguaggio comune.
Estrarre i neologismi dai post
Gli stessi Social Network, d’altro canto, rendono molto più facile l’individuazione di tali parole: basta implementare degli algoritmi che scandaglino i post degli utenti in cerca di termini frequentemente usati, ma non ancora presenti nel vocabolario e il gioco è fatto. É questa l’idea di un software che è stato già brevettato da Facebook presso l’organismo amministrativo incaricato, lo United States Patent and Trademark Office, che però, sembra, non è ancora stato implementato: lo sarà solo fra qualche mese. Tale software, una volta rilevati tutti i termini nuovi che vengono impiegati dagli utenti di Facebook, li inserisce in un apposito elenco denominato “glossario sociale”.
Aggiornare gli algoritmi per la pubblicità mirata
La cosa più interessante è che, tramite l’analisi delle frasi all’interno delle quali compaiono i neologismi, questo programma sarà in grado di cogliere, se non il significato esatto, i contesti nei quali essi vengono utilizzati. Ciò sarà utile anche ad aggiornare gli algoritmi che, per ogni utente di Facebook, scelgono i messaggi pubblicitari a lui più adatti. Per esempio, recentemente il termine “nomofobia’ è entrato nell’uso comune ad indicare l’ansia di perdere ogni collegamento con la rete Internet: una volta che il programma avrà rilevato questo termine, e avrà capito che esso ha a che fare con l’ossessione e con la rete Internet, farà comparire agli utenti che lo usano frequentemente, dei messaggi correlati con tali concetti.
L’evoluzione del linguaggio
Ma quali sono i neologismi che con più frequenza sono entrati, in tempi recenti, a far parte dell’italiano comune? I termini “twittare”, “spammare”, “taggare”, tutti correlati con la comunicazione web, sono talmente comuni che non necessitano neanche di spiegazioni; un po’ meno comuni sono i termini “babbiare” (scherzare) e “svapare” (produrre fumo con la sigaretta elettronica). Una cosa ci sembra molto probabile: Internet e la globalizzazione stanno velocizzando in maniera significativa l’evoluzione del linguaggio. Per curiosità, siamo andati a leggere un articolo scritto cent’anni fa da Antonio Gramsci: l’italiano del 1916 e quello del 2016, pur con qualche differenza di stile e di vocabolario (“la film”), appaiono abbastanza simili. Sulla base dei cambiamenti che si sono verificati negli ultimi anni, ci sentiamo invece di predire, invece, che l’italiano del 2116 sarà abbastanza differente dall’italiano di adesso. Come si dice, ai posteri l’ardua sentenza.