Un’app trova lavoro tutta italiana
Una App “trova lavoro” tutta made in Italy. Si chiama Vicker è la nuova startup italiana nella sharing economy di cui il nostro portale si è occupato spesso: un’innovativa mobile app gratuita per iOs e Android, che mette in comunicazione le necessità di tutti i giorni, in qualsiasi ambito professionale, con una rete di piccoli lavoratori e professionisti autonomi sparsi nel territorio. Nata a Roma dall’idea innovativa di due giovani imprenditori vicentini, l’app ha l’obiettivo di facilitare il contatto tra le esigenze dei cittadini e i servizi che possono offrire artigiani e professionisti. L’azienda risponde a tutti i servizi richiesti dagli offerenti (dalla riparazione di guasti casalinghi alle ripetizioni scolastiche) mettendo in contatto quest’ultimi con professionisti ed artigiani capaci di soddisfare le loro esigenze (sia privati che professionisti con partita IVA).
Come funziona l’App
La connessione fra queste due realtà (offerenti e lavoratori) è facilitata dalla geolocalizzazione di cui è dotata l’applicazione. La novità rispetto ad altre app è che il prezzo lo decidono gli utenti e chi è alla ricerca di un professionista avrà la possibilità di scegliere il servizio a lui più conveniente, consultando anche il profilo (con i rispettivi feedback) ed il videocurriculum dei lavoratori. Il pagamento avviene tramite Paypal, trattenendo i soldi direttamente dal conto dell’offerente (poche ore prima del lavoro) che viene poi trasmesso al lavoratore solo al termine della prestazione. C’è una cifra minima, però, al di sotto della quale non si potrà scendere. Non sono accettate prestazioni che prevedano un compenso inferiore ai 20 euro.
Alcune questioni sulla sharing economy
A febbraio 2016 sono state 47 le aziende della sharing economy che hanno scritto una lettera aperta al primo ministro olandese, che detiene la presidenza dell’Unione europea. Uber e Airbnb, in testa, chiedono alla UE che venga elaborata una strategia unica per tutto il continente. Lamentano (e non a torto) che le norme di settore sono troppo frammentate. Quello della sharing economy è un dossier su cui la commissione lavora da mesi, e l’elaborazione delle linee guida dovrebbe concludersi a giugno 2016. La proposta su cui la UE sta lavorando è divisa in 12 punti e sarà online fino al 19 maggio, quando si chiuderà la consultazione pubblica: chiunque può accedere alla pagina e commentare il testo con suggerimenti e idee. Il concetto di partenza è che i beni e i servizi che generano valore appartengono agli utenti che li mettono a disposizione e non ai gestori della piattaforma. Si esclude l’esistenza o la nascita di qualsiasi rapporto di lavoro di tipo subordinato tra gestore e utente: ad esempio, nessun cuoco che si iscrive a Gnammo, piattaforma di home restaurant, potrà mai essere riconosciuto come suo dipendente. Il testo prevede poi l’istituzione di un “registro elettronico nazionale delle piattaforme”. Insomma, nei prossimi mesi si prevedono molte novità.