L’influenza sui comportamenti di consumo
Facebook e la polemica sulle “trending news“. Nelle ultime settimane questo è stato uno dei temi imperanti nel dibattito su social media, marketing e comunicazioni. Facebook è stato infatti accusato di presunte manipolazioni delle Trending news. La presunta influenza che Facebook esercita sulle notizie che ogni giorno vengono veicolate attraverso la sezione ‘Trending News’ del social network (disponibile al momento solo per la versione in lingua inglese) continua a far discutere. Secondo quanto rivelato non sarebbe però l’algoritmo a decidere quali news debbano comparire nella sezione notizie popolari di Facebook, ma una vera e propria redazione che riflette le scelte della società. Quindi, ben più grave. In Gran Bretagna il quotidiano The Guardian ha pubblicato il resoconto delle linee guida interne del social network definito il “maggiore distributore di notizie sul pianeta”. Si tratta di studi molto interessanti come quelli sui Trending Topic di Twitter, cui ci si riferisce anche con l’abbreviazione “TT”.
“Trending Topic” è un’espressione inglese costituita dal termine “trending” che significa “di tendenza”, “di moda”, e dal termine “topic”, cioè “argomento”, “tema”. Da questo si evince quindi la traduzione completa “tema di tendenza”, oppure “argomento popolare”.
I Trending Topic sono nati con Twitter, che in ogni momento della giornata aggiorna i propri utenti segnalando gli argomenti di cui si parla di più. Dal 2010 Twitter ha introdotto nella prima pagina un box in cui vengono segnalati i 10 Trending Topic più utilizzati. I trend di Twitter sono generati automaticamente da un algoritmo che cerca di identificare gli argomenti di cui si parla di più in un determinato momento, piuttosto che in precedenza.
Le reazioni di Facebook
La società ha negato queste indiscrezioni e lo stesso Mark Zuckerberg ha scritto un post sulla vicenda spiegando che “non ci sono prove della veridicità” di queste affermazioni e che nei prossimi giorni inviterà i conservatori e i rappresentati di tutte le parti politiche a discutere della faccenda e a condividere i punti di vista. Il punto reale della vicenda è che Facebook ha sempre negato di essere un organo di stampa, ribadendo di essere solo un servizio social che usa un algoritmo per mostrare ai suoi utenti ‘quello che vogliono vedere’ sulla base della loro navigazione o degli “argomenti e gli hashtag che di recente sono stati più popolari su Facebook”, senza, quindi, operare scelte editoriali. C’è però da sottolineare che i risultati di questo processo hanno impatto sulla visione del mondo di miliardi di persone. Fa riflettere il fatto che internet, nato come una autostrada verso la libertà, sia ormai sempre più un territorio dove le nostre esperienze quotidiane di navigazione riescono a fare previsioni su chi siamo, cosa faremo e cosa vorremo, costringendoci a soddisfare dei bisogni che prima, nemmeno sapevamo di avere.