Il mercato degli smartphone è ormai saturo e nel 2016 le vendite crolleranno alla metà dell’anno precedente
La crescita nelle vendite degli smartphone è stata impetuosa negli ultimi anni. Ora il boom è finito e ci si aspetta già da quest’anno un crollo del mercato a circa la metà di quello precedente. A dirlo era qualche tempo una ricerca sullo stato dell’arte dell’industria dei dispositivi mobile pubblicata dall’istituto Gartner, specializzato nell’analisi finanziaria del mercato delle nuove tecnologie tecnologie. Già lo scorso anno si era notata una flessione delle vendite a livello globale, che erano cresciute in maniera inarrestabile dal 2013. Questo nonostante i buoni dati complessivi in tutti i Paesi emergenti, Cina esclusa.
Finita la crescita del mercato cinese
Infatti è stata proprio la drastica contrazione degli acquisti dei cinesi, che rappresentano circa un terzo degli acquirenti globali, a lanciare il segnale d’allarme tra gli addetti del settore: il mercato va verso la saturazione, ovvero, quelli che possono permettersi uno smarphone e ancora non lo possiedono sono sempre di meno. Inoltre, la mancanza di miglioramenti sulla rete, come il passaggio dal 3g al 4g, o l’assenza di imminenti innovazioni tecnologiche che possano rappresentare un cambiamento epocale per un prodotto, le cosiddette killer technologies, fanno ritenere agli esperti che difficilmente chi possiede uno smartphone lo sostituirà nei prossimi mesi.
La torta comincia a non bastare per tutti
Certo, resta comunque nel mondo un mercato potenziale di un 1 miliardo e mezzo di persone da spartirsi tra Apple e i produttori di device Android e Windows. Un bottino che potrebbe sembrare appetitoso, se non fosse peri il fatto che, ad esempio, LG da ogni smartphone che vende guadagni solo 1,2 centesimi di dollaro (circa un centesimo di euro), evidenza che fa decisamente riflettere su quali siano i volumi di vendite da raggiungere per ottenere utili che possano essere definiti tali dalle multinazionali che dominano il settore. Ad aggravare sulla crisi, inoltre, è la presenza crescente nei mercati emergenti di player locali in grado di offrire oggetti con caratteristiche tecnologiche di fascia media e medio-alta a prezzi concorrenziali rispetto a prodotti d’importazione. Proprio come è accaduto in Cina, dove il mercato è stato saturato da marche che ormai si sono affermate anche a livello globale, come Huawey e Xiaomi, e sta accadendo in India, dove finalmente il cellulare tradizionale cede il passo al touchscreen, grazie a prodotti realizzati da società locali e promossi da un marketing aggressivo. Infine, pesa anche la perdurante crisi che spinge ad allungare il più possibile il ciclo di vita del proprio smartphone, anche perché, come detto prima, l’evoluzione tecnologica non è più esponenziale tra una generazione di dispositivi e l’altra, ma incrementale, con la sola aggiunta, di volta in volta, di qualche caratteristica in più che alla fine non fa la differenza.
Insomma, questo significa che i produttori, se vorranno convincerci a comprare un nuovo smartphone, non potranno che far leva o su prezzi più bassi o su importanti innovazioni tecnologiche che trasformino ulteriormente e radicalmente il nostro rapporto con un oggetto divenuto, nel giro di una manciata di anni, indispensabile ed onnipresente nel nostro quotidiano e nel nostro immaginario.
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