Si chiama QNI, Quality of Nationality Index, la scala creata dall’Agenzia Henley & Partners per indicare il valore di essere nati in un Paese piuttosto che in un altro
Probabilmente ci siamo chiesti almeno una volta nella vita cosa significhi essere cittadini italiani, ma ci siamo mai chiesti quanto valga questo status? La risposta, almeno in base al Quality of Nationality Index 2015, QNi, una scala globale per la misurazione del valore dell’essere cittadini di un Paese ideata dall’agenzia di consulenza Henley & Partners, sarebbe che essere italiani vale davvero molto, di più che essere cittadini statunitensi. Soprattutto perché oltre alla fortuna di vivere nel Bel Paese abbiamo quella di essere anche cittadini dell’Unione Europea.
Come funziona il QNI
L’indice – che stima tre effetti della nazionalità, quali la percezione del suo valore a livello internazionale, la libertà di scegliere dove vivere e la libertà di movimento – ci pone al 13° posto, a pari merito con la Spagna, in una classifica generale guidata dalla Germania, in cui gli Stati Uniti risultano al 28° posto, nonostante siano la superpotenza globale, e che viene chiusa dall’Afghanistan. Per realizzare l’indice vengono infatti considerati tre fattori interni a ciascun paese – forza economica, pace e stabilità e sviluppo umano – e quattro esterni – importanza e diversificazione della libertà di movimento e di sceglier il luogo dove vivere e lavorare. A favore dei Paesi Membri dell’Unione Europea rispetto agli Stati Uniti giocano quindi un miglior punteggio per quanto riguarda la pace – gli States pagano il peso del loro arsenale nucleare e l’impegno in numerosi conflitti – e le maggiori possibilità di scegliere il luogo dove vivere e lavorare, grazie ai trattati europei per la libera circolazione tra stati membri di persone, merci e servizi. Non è quindi un caso che ai primi 32 posti di questa classifica divisa in 4 fasce – altissima (la nostra), alta, media e bassa – ci siano 32 Paesi europei. La classifica vede però l’Italia ancora in lento, ma costante declino rispetto agli anni passati, sia per quanto riguarda la sua posizione generale che per ciascuno dei tre effetti della cittadinanza presi in considerazione.
Alla fine dei conti l’Europa conviene
Concludiamo con una annotazione. Secondo Dimitry Kochenow, docente di diritto costituzionale dell’Unione Europea all’Università di Groningen, Paesi Bassi, ed esperto di emigrazione, che ha creato l’indice e raccolto i dati per popolarlo, per il Regno Unito l’uscita dall’Unione Europea, il cosiddetto Brexit sarebbe un disastro: il valore della cittadinanza britannica crollerebbe immediatamente al trentesimo posto dall’undicesimo attuale.