L’ impresa sociale a confronto
Si è tenuta il 12 Luglio scorso a Roma, presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati, la presentazione dei dati della 10° Edizione dell’ Osservatorio Isnet sull’Impresa sociale.
Le imprese sociali attualmente rilevate sono 1.053 e hanno svolto attività per 20,6 miliardi di euro, impiegando 735 mila addetti. E continuano a svolgere attività di inclusione lavorativa, dal momento che le aziende occupano 67.100 soggetti svantaggiati.
In ogni caso, secondo l’analisi Isnet, anche quest’anno verrebbe confermato una tendenza positiva di crescita per i vari attori dell’ economia sociale. Il 37,2% delle cooperative sociali infatti dichiara di aver incrementato il proprio volume di attività facendo così registrare un +3,6% rispetto al 2015.
Gli effetti della Riforma
Il sistema sembra reggere bene la crisi, anche se dovrà tenere conto delle ultime novità introdotte da poco tempo nel settore.
Il rapporto arriva a pochi giorni dall’entrata in vigore della legge delega per la Riforma del Terzo Settore e l’introduzione nel nostro ordinamento delle società benefit, due aspetti rilevanti per l’economia sociale.
Un cambio di scenario che potrebbe portare modificazioni per le imprese sociali, come la possibilità di introdurre forme di remunerazione del capitale conferito e la richiesta oltre al bilancio sociale di misurazioni di impatto sociale.
E secondo il rapporto, in attuazione della riforma, che sancisce lo status di diritto di impresa sociale per tutte le cooperative sociali e i loro consorzi, il numero delle imprese salirà ad almeno 15.100 unità.
Alle imprese sociali poi si aggiungono poi le società benefit e le B Corp, società profit a tutti gli effetti, ma con impatto sociale delle proprie attività. Sono 10 ad oggi le aziende che vantano la qualifica di società benefit e la certificazione B Corp, ma il panorama è in forte evoluzione con 50 aziende che stanno ottenendo la certificazione.
Il dibattito interno
Secondo l’indagine dell’ Isnet, la Riforma del Terzo settore sta dividendo le imprese e le cooperative sociali: il 28,4% del campione è favorevole all’ingresso di nuovi attori, per gli effetti di contaminazione positiva, l’acquisizione di know how e la maggiore dinamicità organizzativa che ne può conseguire.
Ma sono di più i tradizionalisti (35,8%), che al contrario temono l’innescarsi di meccanismi competitivi con imprese che diventano sociali per motivi opportunistici.
In ogni caso, come sottolineano i promotori della Riforma, di tratta di una notevole potenzialità di crescita per il settore, con ricadute anche occupazionali.
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