Il primo quadrimestre 2016 rivela un notevole dinamismo ed un’inversione di tendenza rispetto al cauto attendismo dei mesi precedenti
La cooperazione resiste e da segnali di reazione al perdurante clima di crisi. Grazie alla flessibilità introdotta dal governo tiene l’occupazione, per i tre quarti delle cooperative il fatturato è stabile o in crescita e solo per una cooperativa su 10 il quadro competitivo è peggiorato. Come nei mesi passati, però, a frenare la ripresa sembra essere una domanda interna troppo debole. È quanto emerge dall’ottava indagine congiunturale quadrimestrale prodotta dal lavoro congiunto dell’Ufficio Studi Agci, dell’Area Studi Confcooperative e del Centro Studi Legacoop. Entriamo nei particolari.
Per quanto riguarda gli investimenti, c’è l’intenzione della larga maggior parte delle cooperative, in particolare quelle più strutturate finanziariamente, ad incrementarli in modo significativo. Una netta inversione di tendenza che conferma come le imprese cooperative vogliano consolidare e sviluppare la propria capacità competitiva per essere pronte ad agganciare la ripresa quando accelererà. Come già detto una cooperativa su quattro ha però segnalato una contrazione del fatturato, mentre sempre circa un quarto del totale ha dichiarato un aumento. Il restante 50 per cento dichiara un fatturato stabile.
La percezione della competitività nel mercato di riferimento, come già accennato, resta sostanzialmente stabile rispetto ai quattro mesi precedenti per la maggioranza delle cooperative oggetto dell’indagine – circa l’80 per cento – ma c’è una lieve crescita di opinioni positive sul contesto operativo: il 10,3 per cento rispetto al 9, 2 dell’ultimo quadrimestre 2015.
Il principale ostacolo per la crescita delle imprese cooperative, oltre la metà del campione d’indagine, è prima di tutto la domanda interna troppo debole. Dopo di che i problemi sono la concorrenza sleale, le offerte al massimo ribasso e la cooperazione spuria, il peso della burocrazia insieme a tasse e corruzione. Infine, a bloccare la crescita sono problemi di liquidità e di accesso al credito bancario amplificati dai ritardi dei pagamenti della Pubblica Amministrazione che, però avrebbe ridotto, almeno nel 14 per cento dei casi, i tempi di pagamento, mentre solo nel 7,4 per cento delle imprese intervistate la PA avrebbe peggiorato il suo cronico ritardo nel saldo delle fatture.
Il numero degli addetti resta sostanzialmente stabile nel 68,1 per cento dei casi, ma è più alto il numero di chi prevede di assumere, 18,1 per cento rispetto a chi prevede licenziare (13,7 per cento). Rimanendo in tema occupazione: per quasi la metà degli operatori la flessibilità in uscita dal mondo del lavoro genererebbe occupazione e per il 13,3 percento favorirebbe la produttività. Per oltre un terzo degli addetti, invece, non porterebbe vantaggi consistenti.