In un libro fotografico, che sembra una contraddizione in termini, fotografi non vedenti raccontano con immagini straordinarie il mondo come lo sentono
Foto artistica, ritratto, reportage. Così è declinato per immagini il mondo visto da chi non vede dal progetto di fotografia sensoriale intitolato The Blind Photographeer, che raccoglie scatti di fotografi non vedenti ed ipovedenti da tutto il mondo. Promosso dall’associazione messicana Ojos Ques Sientes, in italiano “Occhi che sentono” o, come loro si definiscono, “Sguardo delle emozioni”, è ora diventato uno straordinario libro fotografico, con prefazione del cantante americano Steve Wonder, edito dalla londinese Redstone che sarà presentato in anteprima mondiale il prossimo giovedì 8 settembre alla The Photographer Gallery di Londra.
“Questo progetto mi ha permesso di essere disabile visivo – evidenzia Tanvir Bush, inglese, che ha partecipato all’iniziativa e che ha visto alcuni suoi scatti riprodotti nel libro fotografico – ti puoi sentire davvero osservato quando sei in giro con il tuo cane guida a scattare foto ed è una cosa buona essere capaci di restituire questa energia al mittente restituendo con la camera lo sguardo che hai ricevuto. Ho lavorato in precedenza come produttrice cinematografica e ho sempre delegato al regista e al direttore della fotografia quindi è davvero eccitante per me trovare la personale espressione attraverso la fotografia. È per me un immenso passo avanti creativo”.
Quelle contenute nel libro in presentazione a Londra insieme alle interviste agli autori, sono immagini davvero straordinarie, talvolta surreali e sognanti altre impregnate di realismo creativo, frutto di un percorso decennale di avvicinamento e di formazione di persone cieche o ipovedenti alla fotografia scaturito da un idea della fotografa messicana Gina Badenoch, fondatrice di OQS, che ha voluto “incoraggiare chi non vede a entrare in contatto con il mondo visivo usando il linguaggio della fotografia”.
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“OQS è convinta che la fotografia sia uno strumento di comunicazione effettivo – si legge sul sito dell’associazione – per le persone cieche e con disabilità visive e che attraverso esso possano vedere e sentire. Abbiamo sfruttato e sviluppato il potenziale della fotografia come veicolo primario di autocoscienza che permette d’infrangere i propri limiti e aprire nuove possibilità di pensiero”.
Secondo OQS, infatti, “il laboratorio di fotografia sensoriale è infatti l’inizio di un processo di empowerment che ricevono i partecipanti all’interno di un modello educativo che l’associazione ha sviluppato, centrato su aspetti psico-emozionali e tecnico-professionali, che aiutano le persone con disabilità visive a riscoprire e a rafforzare abilità, attitudini e talenti, stimolando in questo modo uno sviluppo personale professionale”.
“Il corso teorico-pratico è focalizzato sul dotare i partecipanti degli strumenti e delle conoscenze di base per inoltrarsi in un processo creativo, attraverso il quale sono capaci di generare un nuovo linguaggio per raccontare storie e condividere esperienze che stimolano nuovi dialoghi con la società”, conclude infine l’associazione.
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