Più partecipazione alla vita pubblica
Uscito il rapporto sull’utilizzo del web e gli italiani secondo l’Istat. Il primo dato che salta agli occhi, nell’analisi del sito key4biz è che nel 2016 cresce grazie al web la partecipazione degli italiani al dibattito politico, mentre crolla la fruizione culturale e la lettura dei quotidiani cartacei. Dato che Internet fa parte della nostra vita, all’interno del rapporto non sono rari gli accenni alla Rete e al web, che forniscono materiali interessanti sui quali riflettere, a partire da un consumo culturale che si sposta sempre più verso le sue forme online e alla partecipazione politica utilizzando le potenzialità di una comunicazione online.Uno dei settori dove il web è protagonista in Italia, secondo l’Istat, è quello della partecipazione politica: in particolar modo la partecipazione cosiddetta “invisibile”, quella che, più che di candidature in prima persone, si nutre di informazioni e dibattiti, discussioni (offline e online) e approfondimento. L’11,2% degli abitanti sopra i 14 anni, nei primi tre mesi del 2016, ha espresso opinioni su temi politici e sociali su siti web, e il 5,2% ha partecipato a consultazioni o votazioni su temi sociali e politici. In totale, il 20,8% della popolazione di 14 anni o più che ha usato Internet negli ultimi tre mesi ha partecipato via web, in particolare categorie che solitamente sono escluse dalla partecipazione politica, cioè le donne e i giovani. Il web, quindi, si conferma come uno strumento di grande importanza anche per avvicinare chi di solito o non si intessa alla politica o non trova lo spazio giusto per esprimere le sue opinioni. Come appare più che comprensibile, anche in questo caso la partecipazione è decisamente stratificata: se sono pochissime le famiglie di operai in pensione che partecipano via web (appena il 4,8%), la classe dirigente arriva al 21,4%, seguita a ruota dagli impiegati, al 20,5%. Una partecipazione, in altre parole, che risente fortemente di un divario generazionale e reddituale ma che annulla il divario di genere, addirittura con una leggera prevalenza della partecipazione femminile su quella maschile.
Riduzione dei consumi culturali
Il rapporto – come hanno del resto sottolineato diverse analisi che negli scorsi giorni se ne sono occupate – ha messo in mostra anche un fenomeno preoccupante, quello della riduzione dei consumi culturali mettendo a confronto i dati del 2008 (l’anno dell’inizio della crisi) e il 2016. In particolare c’è stato un vero e proprio crollo per la lettura dei quotidiani cartacei, con una diminuzione della quota di lettori assidui addirittura del 9,5% e del 12,7% di quelli occasionali. La lettura dei quotidiani online è invece tutt’altro argomento. In Italia ci sono addirittura offerte ADSL e fibra (come quelle di Fastweb o di TIM: su SosTariffe.it si possono trovare le più convenienti) che propongono un accesso semplificato e conveniente ai giornali sul web, ma il fenomeno riguarda all’incirca tutti gli italiani, grazie alla diffusa gratuità dei contenuti e alla loro facilità di diffusione, anche per mezzo dei social. Oggi il 27,8% delle persone legge almeno una volta alla settimana un quotidiano online e il 14,7% lo fa tre volte a settimana, non soltanto contrastando la perdita ma facendo aumentare la platea di lettori. Per quanto riguarda invece gli e-book, di fronte a una diminuzione dei lettori cartacei (soprattutto quelli “deboli”, cioè che leggono solo un libro l’anno), i lettori di libri in formato elettronico salgono al 7,3% nel 2016. Riguardo alla spesa per i consumi culturali effettuata online, l’Istat ha rilevato che sono stati i viaggi a dominare il settore negli ultimi anni, in particolare quelli aerei e ferroviari, insieme ai servizi alberghieri. Meno di una persona su 10 si rivolge invece alla rete per acquistare online libri, giornale e riviste, e ancora più bassa la quota di chi compra film, musica o videogiochi.