Una ricerca dimostra che tra i giovani che decidono di svolgere il Servizio Civile Universale è più alta la percentuale di poi trova un’occupazione. Una questione di esperienza di cittadinanza attiva e di capitale umano
Fare volontariato serve a trovare un lavoro. Lo rivela l’indagine “Giovani verso l’occupazione. Valutazione d’impatto del servizio civile nella cooperazione sociale”, curata da Liliana Leone e Vincenzo De Bernardo e pubblicata da Franco Angeli, in cui si evidenzia che chi sceglie il Servizio Civile Universale trova un occupazione entro un anno in una percentuale superiore del 12% rispetto ai coetanei che fanno questa scelta. Percentuale che sale al 15 % nei successivi 3 anni.
Il merito di questo risultato, secondo i ricercatori, è la crescita di valore in termini di patrimonio umano per l’individuo, ovvero quel fattore definito occupabilità e formato dall’insieme di conoscenze e esperienze spendibili sul mercato del lavoro, e di capitale sociale, che include le relazioni e le competenze relazionali.
Nato negli anni settanta come obiezione di coscienza in alternativa al servizio di leva obbligatorio, con l’introduzione della ferma volontaria e dell’esercito professionale, nel 2001 diviene Servizio Civile Nazionale.
Il decreto legislativo 40 del 6 marzo 2017 ha dato infine vita al Servizio Civile Universale, con opportunità e risorse risultano maggiori rispetto agli scorsi anni. Il Ministero del Lavoro ha in fatti comunicato che – dopo un lungo periodo di scarsi, se non assenti, finanziamenti dovuti ai tagli di bilancio – se le risorse complessive impegnate nel 2014 erano state di 143,4 milioni di euro, nel 2016 erano salite a 215,5, nel 2017 a 248,8 e per il 2018 si prevede un investimento almeno in linea quello delle annualità precedenti.
Con il Servizio Civile Universale, cui possono partecipare tutti i giovani tra i 18 ed i 29 anni (non ancora compiuti), sono state introdotte una maggiore flessibilità e più possibilità di inserimento in progetti che si svolgono all’estero. Sono circa 30 mila – quest’anno si prevede addirittura 47 mila – le ragazze ed i ragazzi che ogni anno vengono inseriti in questo percorso di crescita personale attraverso la cittadinanza attiva, che viene compensato con 438 € mensili esentasse. Molti meno di tutti coloro che ne fanno domanda.
Il prossimo bando, 1400 volontari si è chiuso il prossimo 20 novembre, ma basterà aspettare il prossimo anno per partecipare.
Già in passato sono stati valutati, specie nell’esperienza di altri Paesi che offrono servizi simili, gli effetti del SCN sullo sviluppo di “competenze trasversali” e sui cambiamenti di atteggiamenti e pratiche di cittadinanza. Si tratta della prima volta, però, che si evidenziano impatti occupazionali, positivi, “imprevisti” e indiretti. Un’opportunità importante, quindi, in un periodo caratterizzato da forti incertezze per i giovani, assenza di prospettive, alti tassi di NEET, (not engaged in education, occupazione e training, in italiano né né) e scarso peso politico come cittadini in cui occorrono idee e nuove suggestioni per ideare misure effettivamente in grado di ridurre il profondo gap di opportunità tra generazioni e tra macro-regioni.
Un impatto tanto importante che a livello politico già qualcuno ha proposto di rendere obbligatorio per tutti i giovani un periodo di Servizio Civile Universale di almeno un mese.