Home Cooperazione Sociale Il Governo dimentica il Terzo Settore?

Il Governo dimentica il Terzo Settore?

La Riforma ancora attende...
La Riforma ancora attende…

 

Chi si sta dimenticando la Riforma del Terzo settore? In un articolo, che riportiamo, de Il Corriere della Sera del 23 luglio 2018, la questione viene riportata sull’agenda del dibattito, abbastanza sopito  in questi mesi di avvio del nuovo governo, sul Terzo Settore.  La mancata approvazione dei decreti correttivi della Riforma potrebbe danneggiare migliaia di realtà. I primi di luglio era stato approvato il correttivo sull’impresa sociale. Ma per quello più corposo (e atteso), quello sul Codice, è stata chiesta una proroga di quattro mesi rispetto alla scadenza del 2 agosto. La proposta è stata già approvata al Senato ed è ferma alla Camera. Il Forum del Terzo settore sta invece forzando per avere qualche garanzia in tempi più rapidi.

Il Corriere della Sera è chiaro: “Vale la pena chiarire quale sia la posta in gioco: senza l’approvazione del correttivo, circa 300 mila enti restano sospesi (fra l’altro in fase di approvazione di bilanci) senza avere chiarezza sulle disposizioni fiscali e su come debbano essere considerate alcune loro attività. Domande come: posso autofinanziarmi? Questo servizio che io svolgo è tassato oppure no? Come devo considerare le attività accessorie? Posso continuare a procedere con le stesse modalità o devo costituirmi in impresa sociale? La Riforma mi impone modifiche statutarie? Ci sono decine di domande in attesa di risposte che neppure commercialisti e notai hanno finora dato, proprio in attesa del correttivo. Non solo: da mesi sono ferme le costituzioni di nuove associazioni le quali, non sapendo quale ragione sociale assumere e come articolare lo statuto, hanno preferito aspettare di avere chiarezza. Sempre dal correttivo. Attendere quattro mesi significherebbe prolungare una pericolosa situazione di incertezza. Insinuando il dubbio, fra l’altro, che dopo la lunga attesa si possa decidere di non cambiare nulla. Con i moltissimi problemi che ne conseguirebbero per il mondo del volontariato e degli enti associativi”.

Exit mobile version