Home Ausili e Nuove Tecnologie La digitalizzazione per liberare il potenziale delle “minoranze cognitive”

La digitalizzazione per liberare il potenziale delle “minoranze cognitive”

Le nuove frontiere della digitalizzazione

 

Le nuove frontiere della digitalizzazione

 

di Antonietta Mastrangelo

Il Comitato economico e sociale europeo (Cese) ha discusso i modi di utilizzare il potenziale della “neurodiversità”, che potrebbe aiutare le persone con minoranze cognitive ad una migliore integrazione nella società.
Lo sviluppo del potenziale umano delle minoranze con i sistemi digitali
Il processo di digitalizzazione rappresenta un’opportunità per liberare il potenziale delle persone considerate appartenenti a minoranze cognitivee di contribuire alla loro integrazione sociale.
Un esempio per tutti è quello costituito dalle persone affette da autismo, o che presentano un elevato quoziente intellettivooppure da iperattività, dislessia o disprassia, le quali hanno difficoltà a inserirsi nella società, soprattutto a causa di pregiudizi generali e delle loro particolari difficoltà nella comunicazione verbale.
Pur non avendo le competenze sociali standard, tali persone però, sono in grado di acquisire elevate capacità tecniche.
Quest’aspetto rappresenta una possibilità in più nell’aiutare molte imprese europee a colmare il divario tecnologico, offrendo al tempo stesso opportunità di integrazione sociale.
Alla riunione di gennaio della sezione specializzata Trasporti, Energia, Infrastrutture, Società dell’Informazione (Ten) i membri del Comitato Economico e Sociale Europeo (Cese), a tal proposito hanno discusso i modi di sfruttare il potenziale della “neurodiversità”, che potrebbe anche aiutare gli appartenenti alle cosiddette minoranze cognitive a integrarsi nella società in ogni ambito della loro vita.
La sezione Ten del Cese ha organizzato una tavola rotonda sul tema della neurodiversità e della digitalizzazione. Hugo Horiot, autore del libro “Autisme, j’accuse!” e affetto da autismo, ha avviato la discussione e menzionato il potenziale derivante dalla rivoluzione digitale per le persone dotate di capacità inusuali.
Egli ha affermato che Il termine generico “neurodiversità” include tutte le specificità cognitive della specie umana, la cosiddetta neurofamiglia, aggiungendo che, vi sono molti settori di nicchia in cui determinate competenze altamente tecniche sono necessarie, ma molto difficili da reperire, perché il sistema respinge il gruppo cognitivo che offre tali competenze. Un esempio ne è la pirateria informatica.
Tale settore necessita di pirati informatici con ottime competenze, per rispondere ai problemi di cibersicurezza. Ci sono persone di 18‑20 anni con eccellenti competenze in questo settore, che però non sono riuscite a ottenere un diploma o un altro riconoscimento ufficiale.
Bisogna dunque incoraggiare le imprese e le istituzioni, affinché adottino metodi di reclutamento e di valutazione diversi dai modelli standard basati sulle competenze sociali.
Inoltre è fondamentale riconoscere che tutti gli esseri umani sono complementari e possono contribuire alla nostra società in vari modi,in tal senso infatti, siamo tutti differenti fra noi, ha dichiarato il presidente della sezione Ten, Pierre Jean Coulon.
Ma certe differenze sono considerate accettabili perché non disturbano né interessano nessuno, mentre altre, come le neurodiversità, non sono accettate,ha proseguito.
Affinché gli appartenenti a questi gruppi cognitivi vengano accettati, è quindi fondamentale un’opera di sensibilizzazione. Ariane Rodert, presidente della sezione Int del Cese, ha anche sottolineato che nell’ Ue occorre puntare a una società più inclusiva, con forme di attività economica e imprese differenti.
Le competenze molto specifiche che possono sviluppare gli appartenenti a gruppi cognitivi atipici sono fondamentali nel campo dell’intelligenza artificiale,dove le sfide sono sia sociali sia etiche, ma anche molto tecniche, ha fatto osservare Catelijne Muller, presidente del gruppo di studio temporaneo Intelligenza artificiale del Cese.
Le persone con disabilità possiedono capacità straordinarie, ha proseguito il presidente Muller, aggiungendo che, Il divario di competenze è uno dei problemi urgenti, che risulta necessario affrontare quanto prima e nel campo dell’intelligenza artificiale,sono essenziali competenze quali un’elevata intelligenza, una maggiore capacità di concentrazione e di attenzione ai dettagli e una maggiore capacità di lavorare a lungo senza distrarsi.
Al centro dello sviluppo digitale devono rimanere le persone, ha aggiunto Ulrich Samm, presidente del gruppo di studio permanente del Cese sull’Agenda digitale, ma occorre valutare in che modo le tecnologie possano aiutare.
Egli ha concluso aggiungendo che bisogna tenere presente l’idea di “discriminazionepositiva”vale a dire che occorre mettere a frutto le capacità delle persone altamente qualificate, e utilizzare le nuove tecnologie per rimediare alle carenze.
Infine e’ importante tenere in conto che, secondo stime, circa il 65 % degli attuali studenti delle scuole saranno chiamati a svolgere lavori che attualmente ancora non esistono e che, è sempre più difficile per le imprese trovare nelle scuole le competenze di cui hanno bisogno.
In breve: Sfruttare il potenziale delle minoranze cognitive, fornirebbe non solo un contributo essenziale alla nostra società, ma anche un’opportunità di integrazione sociale di persone dotate di un’intelligenza di natura differente. Un gruppo della società privo apparentemente di prospettive, avrebbe l’opportunità di contribuire alla società in modi innovativi, ha concluso Horiot.

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