Nell’ambito delle gare e appalti di Roma Capitale nei giorni scorsi sono state annunciate come novità delle agevolazioni per le imprese che assumono soggetti svantaggiati. La Giunta Capitolina, si è letto, introduce novità in materia di partecipazione agli appalti pubblici da parte delle imprese locali. Nell’ambito della gare promosse da Roma Capitale, a parità di punteggio saranno concesse agevolazioni alle imprese che assumono soggetti in situazione di disagio, tra cui ex detenuti, ex tossicodipendenti, disabili, persone con disagio mentale, disoccupati per avanzata età anagrafica, donne vittime di violenza o tratta, rifugiati politici.
L’inserimento in azienda di lavoratori appartenenti a queste categorie fragili, quindi, rappresenterà una valore aggiunto da valutare per l’affidamento di un appalto in caso di parità di punteggio.Ma siamo così sicuri che si tratti di “novità rivoluzionarie”? In realtà basterebbe dare attuazione a quanto previsto dall’articolo 5 della Legge 381/91 ovvero da 18 anni; questo articolo prevede che si possano fissare – negli appalti pubblici – condizioni per eseguire appalti mediante l’impiego di persone svantaggiate.
In una opinione pubblica addomestica a tweet, dove 3 persone su 4 non comprendono il contenuto di un semplice testo, anche una cosa esistente da 18 anni può essere venduta come una rivoluzionaria novità.